Roma non dimentica Pulici: intitolato un parco al grande portiere della Lazio del primo scudetto

27 Ott 2023 17:56 - di Alessandra Danieli

Inaugurato un parco della Capitale alla memoria di Felice Pulici (scomparso nel dicembre 2018), storico portiere della Lazio del primo scudetto, capitanata da Tommaso Maestrelli. L’area verde si trova nella zona di Casalotti, quartiere di adozione del campione, a Via della Cellulosa.

Roma intitola un parco a Felice Pulici

Nella targa scoperta dal sindaco Gualtieri la scritta recita: “Giardino Felice Mosè Pulici (1945-2018) calciatore e dirigente sportivo”. All’inaugurazione del parco oltre al primo cittadino anche Sabrina Giuseppetti presidente del municipio XIII, Alessandro Onorato assessore allo sport, l’ex calciatore Oddi, oltre al figlio, Gabriele Pulici.

I tifosi: SS Lazio dal 1900 nobiltà capitolina

I tifosi della Lazio hanno fatto sentire la loro vicinanza con uno striscione che recita: “S.S. Lazio dal 1900 nobiltà capitolina”. E hanno polemizzato con il sindaco che nella targa ha omesso il riferimento alla Lazio. Il nome di Felice Pulici porta immediatamente alla memoria la storica squadra biancoceleste che vinse il primo scudetto nel 1974. Oltre alle sue imprese sul campo, Pulici è stato un uomo legato alla sua comunità. E attento alle esigenze delle persone più fragili pronto a sostenere le attività di carattere sociale.

Mitico portiere della Lazio di Maestrelli

Insieme a  Tommaso Maestrelli era l’anima saggia e pacata di una squadra di scavezzacolli, la Lazio che vinse lo Scudetto nel 1974. Non era il capitano, ruolo perfetto per Pino Wilson, né il trascinatore e “grido di battaglia” del popolo biancoceleste, Giorgio Chinaglia. Ma senza Felice Pulici quella Lazio, ribelle, spavalda e vittoriosa, forse non sarebbe riuscita a scrivere per intero la sua favola. Pulici dava equilibrio e sicurezza. Era un gentiluomo. Sempre lì trai pali, un po’ permaloso. S’incupiva quando qualcuno diceva che nelle uscite “sfarfallava”.

Avvocato e dirigente sportivo fino al 2006

Anche dopo l’uscita di scena dal campo ha continuato a tifare per la sua Lazio, come avvocato e come dirigente fino al 2006. Nel 2009 era tornato a scuola, una scuola speciale, per imparare la Lis, la lingua dei segni. Diventando presidente della Federazione sport sordi e anche dirigente regionale del Coni. È morto a 73 anni, di domenica, il giorno in cui una volta si giocavano tutte le partite. E oggi la sua città di adozione gli ha dedicato un parco verde. Come si merita.

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