Rampelli: “Giù le mani dall’Eur, i globalisti si rassegnino, il modello Dubai non passerà”
7 Ott 2023 11:25 - di Eugenio Battisti
Giù le mano dall’Eur. Dalle colonne del Corriere della Sera Fabio Rampelli interviene sull’eterno dibattito sul destino e il recupero del capolavoro del razionalismo italiano. “L’Eur non è un’occasione mancata solo a causa della 2ª Guerra mondiale. Celebrarne la creazione, l’ha fatto il presidente Rutelli due giorni fa, è ancora un atto di coraggio. A tutt’oggi l’architettura razionalista è scarsamente valorizzata”, scrive il vicepresidente della Camera.
Eur, Rampelli e l’architettura razionalista
“Talvolta oltraggiata da interventi invasivi, due per tutti: lo Stadio Centrale del Tennis al Foro Italico e il ‘palloide in gabbia’ o Nuvola di Fuksas all’Eur”. L’Italia ha creduto poco in se stessa – osserva Rampelli – non ha capito che è la sua unicità ad attrarre genti dal mondo mentre di scatole in acciaio e vetro è cosparso il pianeta. È l’identità a essere originale e attrattiva. “Se vogliamo assecondare la vocazione congressuale e museale dell’Eur occorre riscoprire la bellezza dell’architettura e realizzare il nuovo rispettandone gli stilemi. Limitarsi alla gestione immobiliare e commerciale non ci porta lontano. Un’icona vintage è suggestiva ma non garantisce il futuro, né lo garantisce la banalità”.
La Nuvola un errore e un orrore
L’attacco alla Nuvola di Fuksas nel cuore dell’Eur è frontale. “È innegabile che la costruzione della Nuvola, al di là dei giudizi estetici, ha mandato sul lastrico la società, prima con i bilanci attivi. Il Mef con il 90% delle quote assecondò le fantasie di Fuksas senza sostenerle economicamente. Così il primo centro congressi appeso per aria invece che appoggiato in terra, ne determinò la bancarotta”.
Il Museo del made in Italy all’Eur
Poi spiega nel dettaglio la fiera degli errori e degli orrori urbanistici. “L’unitarietà del pentagono fu interrotta dalla svendita coatta all’Inail di quattro edifici di pregio. Che fruttavano ben 16 milioni di euro l’anno, tra cui il Museo Pigorini, conseguenza dell’ostinazione di Renzi a non ricapitalizzare. Impossibile lasciarli lì, occorre reintegrarli. Così come non è normale che il Palazzo della ‘Civiltà italiana’ sia nelle mani di un marchio francese. È necessario costruire un accordo per riaverne l’uso e chiedere a Mic e Mimit di tornare all’idea del Museo del Made in Italy. Sennò dove?”.
No al modello Dubai, sarebbe un fallimento
Ma non basta. C’è l’area del Velodromo, “su cui – dice Rampelli – occorre scacciare ogni idea speculativa e realizzare un servizio utile. Strutture a basso impatto ecocompatibili. I cultori del globalismo sappiano che i nuclei urbani deprivati dell’identità perdono attrattività. Se realizziamo architetture alla Dubai, un imprenditore sceglierà Dubai. È anche per questo, per portare turisti verso la città moderna, sarebbe utile realizzare l’Arco di Libera. In cemento, in acciaio, a fasci di luce, ma la porta a Roma da Sud si deve fare. Mi auguro, come avvenuto per Asmara, che l’Eur possa essere inserito nel patrimonio dell’Unesco e diventare ‘Capitale’ europea del razionalismo, sviluppando così la sua natura”.