Nobel per la pace all’attivista iraniana Narges Mohammadi. Meloni: l’Italia è al fianco di donne come lei

6 Ott 2023 11:33 - di Laura Ferrari
Narges Mohammadi

Il Nobel per la pace del 2023 va all’iraniana Narges Mohammadi per «la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran». Lo ha annunciato la presidente della commissione del Nobel di Oslo, sottolineando che la lotta dell’attivista e giornalista iraniana è portata avanti «a fronte di un’enorme sofferenza», ricordano le sue tante condanne e che «mentre ora parliamo è detenuta in carcere». Per poi lanciare un appello al regime di Teheran: «Se le autorità iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno così che potrà essere qui per ritirare il premio a dicembre».

Meloni: “Il suo impegno ispira le donne del mondo”

Narges Mohammadi, 51 anni, vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, è ancora in prigione. Il comitato afferma che ha ricevuto il premio per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà per tutti.

La sua coraggiosa lotta ha comportato enormi costi personali. Complessivamente, il regime l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate. La signora Mohammadi è tuttora in prigione.

«Congratulazioni a Narges Mohammadi per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace – commenta sui Social il premier Giorgia Meloni – Il suo impegno ispira le donne del mondo a difendere la loro libertà e i loro diritti. L’Italia sarà sempre al fianco delle donne per il rispetto dei diritti fondamentali e della libertà».

Chi è Narges Mohammadi

Negli anni ’90, quando era una giovane studentessa di fisica, Narges Mohammadi si distingueva già come paladina dei diritti delle donne. Dopo aver terminato gli studi di ingegneria, ha collaborato come editorialista in diversi giornali iraniani. Nel 2003 è entrata a far parte del Centro per i difensori dei diritti umani di Teheran, un’organizzazione fondata dal premio Nobel per la pace Shirin Ebadi. Il primo dei 13 arresti della Mohammadi è avvenuto nel 2011. Dopo il rilascio su cauzione due anni dopo, Mohammadi si è dedicata a una campagna per l’abolizione della pena di morte. L’Iran infatti è uno dei Paesi al mondo nel quale la pena di morte è più praticata assieme alla Cina. Il suo attivismo su questo tema l’ha portata a essere nuovamente arrestata nel 2015 e a essere condannata ad altri anni dietro le sbarre. Attualmenmte si trova ancora in carcere. Anche dal carcere, Mohammadi ha contribuito a garantire che le proteste scoppiate in Iran dopo la morte di Mahsa Amini non si esaurissero.

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