Nel giorno del ricordo della strage del Vajont, un piccolo miracolo: salvata un’escursionista dispersa

9 Ott 2023 13:31 - di Leo Malaspina

“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia”. Con questa metafora Dino Buzzati, allora cronista del Corriere della Sera, descriveva il disastro del Vajont il 9 ottobre 1963. A distanza di 60 anni da una delle più grandi tragedie del nostro Paese, sono ancora molti gli interrogativi ancora da chiarire. Era la sera del 9 ottobre 1963, quando alle ore 22:39, una frana gigantesca (oltre 270 milioni di metri cubi di roccia) crollò dalle pendici del monte Toc e precipitò nel sottostante invaso del Vajont. Si sollevarono tre enormi onde, di cui una superò di 250 m in altezza il coronamento della diga e in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti i centri abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso. La furia dell’acqua si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi, e in parte ricadde sulla frana stessa creando un laghetto e precipitando verso Longarone. Le vittime furono 1.910, di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni.

Il ricordo del Vajont e la ricerca di una dispersa

Proprio nel giorno in cui si ricordano il tragico evento, un piccolo miracolo si registra nella vallata che 60 anni fa fu invasa dall’acqua. Una donna, originaria di Portogruaro e rimasta bloccata nella forra in Val Vajont, nella zona di Erto e Casso, è stata portata in salvo dal Soccorso alpino. Si è concluso, poco prima delle 22 di ieri sera, l’intervento dei soccorritori della stazione Valcellina del Soccorso alpino, accorsi con otto tecnici in Val Vajont per aiutare l’escursionista rimasta bloccata nella forra. La donna aveva lasciato l’automobile al Passo di Sant’Osvaldo per imboccare prima il sentiero, che da Casera Cornet scende a Casera Ferron, e da lì ha imboccato la Val Vajont seguendo una traccia nera di sentiero dismesso da molto tempo. Il sentiero percorre la valle guadando in diversi punti il torrente a destra e a sinistra e l’escursionista ha perso l’ultima uscita, che l’avrebbe portata fuori, proseguendo invece lungo la gola, che diventa sempre più profonda. Quando si è resa conto dell’errore, la donna non se la sentiva più di risalire e ha chiamato i soccorsi. I soccorritori, con le coordinate fornite dalla Sores, si sono calati con corda doppia per 120 metri il più vicino possibile al punto della gola segnalato e l’hanno raggiunta, riportandola, sempre con l’aiuto delle corde, in salita nei tratti impervi fino a raggiungere la traccia di sentiero per proseguire a piedi fino alla strada.

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