Israele, Tajani: l’Italia attrice di pace. Non siamo contro la Palestina, siamo contro Hamas

16 Ott 2023 9:06 - di Bianca Conte
Tajani

La mediazione per la pace: è questo il punto da cui riparte il ministro degli esteri Antonio Tajani, sia in chiave nazionale che in veste europea, con un obiettivo principale al momento: essere attori del processo. Perché «è fondamentale che il conflitto non si allarghi a Iran e Libano, ma che rimanga circoscritto alla guerra contro Hamas». È il punto cardine che il titolare della Farnesina indica in un’intervista al Messaggero in cui ribadisce a chiare lettere: «L’Italia è contro Hamas, non contro la Palestina. Ma Israele deve difendersi». e alla mente tornano immediatamente le immagini dell’orrore del massacro di sabato 7 ottobre. dei rastrellamenti in strada di donne, bambini e anziani. Dei sequestri di militari e civili…

Tajani: «Noi siamo contro Hamas, non contro la Palestina»

E allora, anche su questo il vicepremier dalle colonne del quotidiano capitolino fa sapere: «Stiamo lavorando incessantemente per la liberazione degli ostaggi. Per il sostegno alla popolazione civile palestinese. E per favorire la de-escalation del conflitto. Dopo Israele e Giordania infatti, andrò anche in Tunisia». Mentre, per quanto riguarda gli italiani e gli italo-palestinesi che sono nella Striscia di Gaza, il ministro conta che possano uscire «appena si apre il varco, spero già nelle prossime ore». Dei tre ostaggi italo-israeliani si sa «poco o nulla», spiega invece il vicepremier. «Abbiamo chiesto l’intervento dell’Egitto, dei paesi arabi… Il presidente egiziano Al-Sisi mi ha detto che avrebbe fatto tutto il possibile per liberarli».

«Israele deve difendersi», «noi portatori di pace»

Per Tajani infine la soluzione dei due popoli, due Stati, deve restare percorribile: «Stare con Israele, come è l’Italia, non significa essere contro la Palestina, o contro il popolo palestinese. Anzi, loro sono delle vittime di Hamas, che li usa come scudi umani: Israele ha detto loro di uscire, i terroristi impongono di restare. Noi diciamo no al terrorismo, alla malvagità, alle immagini raccapriccianti che abbiamo visto.
Ma ovviamente siamo al lavoro per arrivare ad una stabilizzazione definitiva dell’area del Medio Oriente».

Tajani, «la soluzione resta: due popoli, due Stati»

Ma allora, la domanda emblematica diventa quella che Il Messaggero pone al ministro Tajani, ossia: «Perché finora, in una vicenda complessa e lunga oltre 70 anni, la soluzione di “due popoli, due Stati” non si è realizzata?». E la risposta è netta e inequivocabile: «Perché c’è chi, e parlo dei terroristi e dei fondamentalisti, non vuole la pace in quella regione, ma il conflitto con Israele e con il mondo Occidentale. Tanto è vero che Hamas ha deciso di attaccare adesso per impedire il processo di pace, con gli accordi di Abramo tra Israele e Arabia Saudita, e quindi l’islam moderato».

Un progetto lontano e complesso, ma che va perseguito con forza

Ma la situazione individuata in trattative e mediazioni resta, solo che, conclude Tajani, implica «un processo lungo, complesso. Gli eventuali confini li dovranno stabilire le parti con la supervisione dell’Onu e il sostegno della comunità internazionale. Un progetto lontano, ma che va perseguito con forza. Nessuno ovviamente si sogni di poter cancellare che Israele ha subito un attacco indegno, anche vile, andando a prendere i bambini e civili nelle case. Un’azione voluta, premeditata, messa in atto peraltro nel giorno di shabbat»…

 

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