Coniugi italo-israeliani tra i dispersi, forse rapiti. Disperato appello del figlio: l’Italia ci aiuti
Mentre chi, tra i nostri connazionali che vive nello Stato ebraico e ancora non è riuscito a partire, condivide l’angoscia di queste ore di attacchi e controffensiva, il figlio dei coniugi italiani dispersi da 48 ore e probabilmente presi in ostaggio da Hamas dopo l’attacco di sabato 7 ottobre, lancia un disperato appello: «Aiutateci». Il 29enne Yotam Kipnis invoca una trattativa per salvare i genitori, con doppio passaporto, dispersi dopo la mattanza nel Kibutz di Beeri di quattro giorni fa. Il primo dei due figli di Lilakh e Eviatar Kipnis, i due coniugi con passaporti italiani di cui non si hanno più notizie da sabato, si rivolge direttamente alle autorità di casa nostra e nel farlo, ripercorre quegli ultimi istanti in cui ha sentito la voce dei suoi cari, prima che un angoscioso silenzio calasse nella sua vita.
Coniugi italiani dispersi: il disperato appello del figlio
«L’ultima cosa che ricordo di mia madre è la sua voce preoccupata al telefono, poi all’improvviso il suono degli spari che rompono i vetri. Rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa… Poi la telefonata che s’interrompe… ». Poche parole, quelle che Yotam affida a Radio Rai ricostruendo quanto accaduto prima della sparizione dei suoi genitori. Ricordi precisi e sensazioni confuse, che fotografano istanti drammatici ed evocano il timore del peggio. Una lama nel cuore, quella che trafigge il figlio alla disperata notizie di informazioni sulla sorte dei suoi cari, che allenta la sua morsa giusto un momento quando, ripensando ai genitori, il 29enne racconta: «Dobbiamo la cittadinanza italiana al mio bis nonno materno, che era il Medico del re Vittorio Emanuele III. Si chiamava Giacomo di Castel Nuovo».
«Chiedo all’Italia e agli italiani di aiutarci a fare in modo che parta una trattativa»
Poi, un inciso dettato dall’affetto: «Voglio anche aggiungere che mio padre è un appassionato della lingua italiana. L’ultima volta che sono andato a trovarli declamava a gran voce versi in italiano…», continua Yotam Kipnis, che sull’onda di quel ricordo apre una porta alla speranza, gelosamente custodita nonostante tutto. «Quando penso ai miei genitori cerco di essere il più ottimista e speranzoso possibile», aggiunge il giovane. «È un modo per incoraggiare me stesso, per non farmi paralizzare dal dolore, per fare qualcosa che possa aiutarli a restare in salute e salvi».
Italiani dispersi, «Mio padre è un disabile, soffre di un problema neurologico, ha bisogno di medicine»
«Mio padre è un disabile, soffre di un problema neurologico. È sulla sedia a rotelle, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente. Soffre di una malattia importante che coinvolge i nervi. Ma, da sabato, dal suo account whatsapp è stata cancellata la sua foto, e lui è sparito da tutte le chat…», racconta ancora Yotam Kipnis. Quindi, in un alternarsi di emozioni e sensazioni, ricordi e paure, riprende: «È come vivere in un limbo, non so se i miei genitori siano vivi o morti … cerco di essere realistico e fare tutto quello che è in mio potere per aiutare. E non solo per i miei, ma per tutti gli ostaggi».
Tajani: «Continueremo a seguire il caso in collaborazione con le autorità israeliane, speriamo bene»
Per questo, conclude infine, «chiedo all’Italia e agli italiani di aiutarci a fare in modo che parta una trattativa. E che almeno possano ricevere medicine. Penso che due Stati che cercano di liberare gli ostaggi siano meglio di uno… Credo che questo sia il momento di trovare unione». E a stretto giro dal drammatico appello del primogenito dei coniugi italiani (con doppio passaporto) dispersi arriva una prima risposta del titolare della Farnesina, Antonio Tajani: «Non abbiamo notizie, probabilmente sono stati presi in ostaggio. Continueremo a seguire la vicenda – ha assicurato il ministro –. Sono due cittadini italiani che hanno anche cittadinanza israeliana, quindi in collaborazione con le autorità israeliane, stiamo lavorando per cercare di capire che fine abbiano fatto questi nostri due connazionali».