Francia, l’annuncio di Darmanin: “Espelleremo sistematicamente tutti gli stranieri ritenuti pericolosi”
Al termine di una giornata al cardiopalmo per la Francia, con allarmi bomba a Louvre e Versailles e una evacuazione anche alla Gare de Lyone, il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, ha proposto “l’espulsione sistematica di tutti gli stranieri considerati pericolosi dai servizi di intelligence”. Una misura radicale che, più che con le tensioni di oggi, che si sono rivelate falsi allarmi, va letta alla luce dell’attentato di ieri al liceo Gambetta-Carnot di Arras, nel nord-est del Paese, nel quale Mohammed Mogushkov, un ex alunno radicalizzato di origini russe ha ucciso il docente, Dominique Bernard, e ferito altre tre persone al grido di “Allah Akbar”.
Darmanin: “Identificheremo ed espelleremo sistematicamente tutti gli stranieri pericolosi”
“La nostra posizione ferma sugli stranieri è estremamente chiara. Identificheremo le persone pericolose in tutto il Paese, ritireremo sistematicamente i permessi di soggiorno agli stranieri ed espelleremo sistematicamente ogni straniero considerato pericoloso dai servizi segreti”, ha detto Dermanin, in una conferenza stampa convocata sull’attacco di Arras. Per quanto riguarda il “piccolo numero di una sessantina di persone di nazionalità russa schedati con la lettera S”, in quanto considerati una minaccia alla sicurezza, il ministro ha anticipato che le persone provenienti dalla Cecenia saranno sistematicamente espulse. “Circa quaranta sono in prigione o privati della libertà. E circa venti potranno essere espulsi, se troveremo un accordo con le autorità russe”, ha spiegato Darmanin, chiarendo di avere l’appoggio di Emmanuel Macron: “Il presidente della Repubblica mi ha autorizzato a riprendere le discussioni con le autorità russe”.
Per l’attentato di Arras arrestate 11 persone
Per l’attentato di Arras sono attualmente 11 le persone arrestate. Darmanin, alla domanda sui possibili legami tra quanto accaduto nel liceo francese e l’attacco di Hamas a Israele, ha risposto che parlando di una “evidente atmosfera di jihadismo”, come l’hanno definita i “ricercatori”.
L’attentatore schedato e controllato il giorno prima dell’assalto
La presenza di Mohammed Mogushkov è in queste ore al centro di un acceso dibattito in Francia. Con due fratelli già condannati per aver fatto propaganda dell’Isis, uno dei quali finito in carcere anche per aver progettato un attentato contro la polizia, il ragazzo da questa estate era monitorato dalla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) e da 11 giorni era stato inserito nella lista degli “schedati S”. Il giorno prima dell’attacco era stato arrestato per un controllo e, nello specifico, per accertare se avesse un’arma. Ma, ha detto Darmanin, confermando la sua fiducia nei servizi di sicurezza, “nessun segno è stato dato dalle intercettazioni dell’individuo”.
La famiglia Mogushkov non aveva ottenuto l’asilo, le associazioni protestarono contro l’espulsione
Secondo quanto riferito dal ministro l’indagine “ha avuto luogo anche al fine di mettere in atto metodi di sorveglianza crittografati più avanzati”. “Viviamo in uno Stato di diritto”, ha spiegato anche il ministro, “giustificando – scrive Le Figaro – le varie noiose procedure necessarie per questa sorveglianza”. Le autorità francesi hanno ricostruito e reso noto che Mohammed Mogushkov era arrivato in Francia con la sua famiglia nel 2008, è di nazionalità russa, nato nella repubblica russa a maggioranza musulmana dell’Inguscezia. La famiglia era stata sottoposta a una procedura di trasferimento collettivo a Mosca all’inizio del 2014, quando la prefettura di Ille-et-Vilaine aveva rifiutato l’asilo al padre. Una misura, ricorda ancora Le Figaro, che aveva “provocato una grande protesta da parte delle associazioni”. Mohammed Mogouchkov all’epoca frequentava la quinta elementare.
La permanenza in Francia ottenuta in nome della “circolare Valls”
In precedenza, lo stesso quotidiano, aveva riferito le parole dell’ex ministro socialista Manuel Valls, che aveva spiegato che “si sono fatti avanti con la mia squadra. Il mio ufficio ha quindi esaminato il fascicolo e ha ritenuto che tale espulsione non fosse conforme alla cosiddetta circolare Valls. La famiglia era sul suolo francese da più di cinque anni e i bambini, tra cui uno piccolo, andavano a scuola e parlavano francese”, ha detto Valls a Le Télégramme, aggiungendo di non essere “intervenuto direttamente” per annullare la procedura di espulsione.