Fedez a gamba tesa sulla guerra e i bambini di Gaza: non una parola sui piccoli ebrei uccisi dai tagliagole di Hamas
Fedez scrive un post per i bambini e i civili di Gaza. Dopo 20 giorni di silenzio, a poche ore dalla sua ospitata da Fabio Fazio sul Nove, il rapper rompe il suo “proverbiale” riserbo ed entra a gamba tesa nel dibattito incandescente sul conflitto israelo-palestinese in corso a Gaza. Un dibattito che finora ha visto scendere in campo analisti, politologi, strateghi militari, inviati e opinionisti tv, impegnati ad animare il confronto da quel terrificante sabato 7 ottobre: una data che, dopo il massacro compiuto dai tagliagole di Hamas su giovani, anziani, donne e bambini israeliani, è iscritta nella storia a caratteri di sangue. Mancava solo lui, insomma: e dopo tanto tacere, eccolo esporsi e divulgare la sua online, affidando pensieri e recriminazioni a una delle sue stories social.
Fedez, fa discutere il suo intervento social sulla guerra a Gaza
«Qui non si tratta neppure più di dichiarare da che parte si sta. Perché c’è una sola parte dove si può stare: ed è dalla parte dei bambini e dei civili, tutti innocenti, che a Gaza hanno perso o stanno perdendo la vita», posta il rapper di Buccinasco. E aggiunge: «Perché se non muoiono sotto le bombe, muoiono per mancanza di acqua, cibo, elettricità». Una disamina, quella di Fedez, in cui l’artista non riserva una parola al sacrificio degli israeliani giustiziati brutalmente il 7 ottobre, adulti o piccoli che fossero: indifferentemente. Come se il diritto a vivere fosse a esclusivo appannaggio di una fascia d’età, o istituzionalizzabile in un post sul web in base all’appartenenza etnica a un popolo, piuttosto che a un altro.
«C’è una sola parte da cui stare, quella dei civili che stanno morendo a Gaza»
Eppure quel terribile 7 ottobre, sotto la mannaia dei tagliagole di Hamas sono finiti tanti bambini, piccoli israeliani strappati alla vita. Creature in fasce, o poco più, uccise sotto gli occhi di genitori e nonni. Minori strappati dalle mani dei loro cari e quando non selvaggiamente giustiziati, rapiti e portati via. Vittime di una ferocia senza tetto né legge, che tuttora li costringe a stare nelle mani degli aguzzini che li hanno sequestrati e li tengono prigionieri di un incubo. Ma di quei bambini non c’è traccia nel messaggio di Fedez. Forse, data l’assertiva indicazione social («c’è una sola parte dove si può stare» posta il rapper) non si può sostenere la loro causa umanitaria? Non si può difendere il loro diritto alla vita?
Un appello assertivo, quello del rapper, che non riserva una parola alle vittime del massacro del 7 ottobre
E che dire del silenzio, stavolta l’omissione è tra le righe dell’appello postato, sull’utilizzo di Hamas dei civili palestinesi come scudi umani contro gli attacchi di Israele? Nel suo commento alla guerra che infiamma Gaza, infatti, il rapper scrive: «Se non muoiono sotto le bombe, muoiono per mancanza di acqua, cibo ed elettricità». Osservazioni che, sottolineate, imputano ancora una volta le responsabilità del dramma dei piccoli civili palestinesi alla sola reazione israeliana alle stragi nei Kibutz e all’esecuzione di massa compiuta al rave nel deserto. Ma nell’orrore di un conflitto le perdite civili, purtroppo, si registrano su tutti i fronti: e quello di Gaza non fa eccezione purtroppo.
Eppure quel giorno sotto la mannaia dei tagliagole di Hamas sono finiti tanti bambini israeliani…
Anche per questo, leggere che «c’è una sola parte dove si può stare». E che a scriverlo sia un rapper che si muove sull’onda dei social (cavalcando consensi), è limitativo dal punto di vista della narrazione del conflitto in corso e ingiusto umanamente. Oltre che, come nota a riguardo Il Giornale sul punto, «svilente per l’intera questione mediorientale».