Favino fa l’offeso e replica a Sangiuliano: “Noi attori non siamo una casta”. Come cambia la tax credit
la L’attore Pierfrancesco Favino, ospite di Gramellini su La7, risponde al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e rifiuta di essere accomunato a una “casta”. “Il ministro Sangiuliano conosce di leggi e di diritto ed economia. Io appartengo ad una associazione di attori che si chiama Unita, come tante ce ne sono, e abbiamo fatto presente al ministro che ci sono dei numeri, dichiarati dall’Inps e che sono a disposizione, per i quali non credo che definirci con il termine ‘casta’ sia esattamente rappresentativo”.
Favino a Sangiuliano: nessuno sa se il film funzionerà o no
E sui tagli annunciati al settore, Favino incalza: “Lo sceicco Bianco è un film che non incassò una lira, ‘Blade Runner‘ pure, è diventato un successo dopo. Bisogna stare attenti ad associare il valore commerciale immediato con il valore artistico di un progetto. Nessuno che faccia cinema ha la bacchetta magica per dire ‘questo funzionerà'”.
La frase di Sangiuliano che ha irritato Favino
Ecco cosa aveva detto il ministro Sangiuliano, intervenendo al Teatro Brancaccio di Roma all’evento ‘L’Italia vincente’ organizzato da FdI. “Mi sono permesso di dire che ci sono cose sospette che fanno riflettere e film finanziati con svariati milioni di euro da contributi pubblici che vengono visti da pochissime persone e sono stato crocifisso sui giornali da una casta molto ricca. Ho toccato un santuario di potere”. Sangiuliano ha spiegato che il tax credit “è passato dai 400 milioni del 2019 a 800 milioni di euro, una cifra enorme con la quale si potrebbero fare tante cose”. Per questo, ha aggiunto, “faremo un piccolo taglio ma nello stesso tempo vogliamo incidere sul meccanismo di spesa per renderlo più efficiente”. “Parlare di riforma – ha proseguito il ministro – non significa ritenere l’industria dell’audiovisvo non importante per l’Italia. E’ fondamentale”.
Cosa dice la bozza della manovra sulla tax credit
La tax credit per il cinema cambia pelle intanto nella manovra finanziaria: la percentuale di spesa su cui applicare l’agevolazione per le opere cinematografiche è fissata ad un massimo del 40% ma si sottolinea che l’aliquota può diminuire. È quanto prevede la bozza della legge di bilancio al capitolo relativo al tax credit. L’articolo prevede infatti che possa essere rimodulata “per esigenze di bilancio” o “in relazione alle dimensioni di impresa o gruppi di imprese” nonché “in relazione a determinati costi eleggibili o soglie di costo eleggibile, ferma rimanendo la misura massima del 40 per cento”.
Un altro articolo della bozza, prevede multe da 10 a 50mila euro per le dichiarazioni infedeli per i soggetti che certificano i costi sui quali viene applicata la Tax credit del 40% per il cinema.
Interventi per salvare i piccoli cinema
Infine, novità sul fronte degli interventi per salvare i piccoli cinema: “Alle imprese di esercizio cinematografico, secondo le disposizioni stabilite con decreto adottato ai sensi dell’articolo 21, è riconosciuto un credito d’imposta in misura non inferiore al 20 per cento e non superiore al 40 per cento delle spese complessivamente sostenute per la realizzazione di nuove sale o il ripristino di sale inattive, per la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale cinematografiche, per l’installazione, la ristrutturazione, il rinnovo di impianti, apparecchiature, arredi e servizi accessori delle sale”, si legge nella bozza della Legge di Bilancio.
La bozza conferma le misure esistenti ma introduce un rafforzamento dell’intervento per gli esercizi più piccoli: “In favore delle piccole e medie imprese l’aliquota massima di cui al precedente periodo può essere innalzata fino al 60 per cento”. In un altro passaggio della bozza si parla di tetto al tax credit sui compensi di registi, attori e sceneggiatori.