Da perfetto sconosciuto a speaker della Camera: la sorprendente parabola del repubblicano Mike Johnson

26 Ott 2023 17:24 - di Laura Ferrari
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“Mike who?”. Sono molti i senatori repubblicani che ammettono senza esitazione di non aver mai sentito il nome di Mike Johnson prima della sorprendente ascesa del 51enne deputato della Louisiana allo scranno di Speaker della Camera. Ma tutti sono contenti che la sua elezione lampo, e con il voto unanime di tutti i repubblicani, mette fine al caos in cui era precipitato il partito dopo la defenestrazione di Kevin McCarthy e la caduta, a causa dei veti incrociati delle diverse fazioni, di ben tre candidati tutti esponenti di punta della maggioranza repubblicana, che . “Non lo conosco per niente, sinceramente ho sentito il suo nome per la prima volta solo questa settimana”, afferma il senatore Mike Rounds, mentre il collega John Barrasso, numero tre della leadership al Senato, non nasconde di aver raccolto qualche informazione sul nuovo Speaker “su giornali e online nella giornata di ieri”.

Mike Johnson è al quarto mandato ma è quasi un carneade della politica

E nelle scarne biografie del deputato al quarto mandato, già membro dell’Assemblea Legislativa della Louisiana dove presentò una legge considerata discriminatoria verso la comunità Lgbt, il dato che emerge maggiormente è il voto che espresse in quel fatidico 6 gennaio 2021 contro la certificazione della vittoria di Joe Biden, insieme al sostegno ad una mozione a supporto dei ricorsi legali di Donald Trump. Elementi che gli hanno conquistato l’entusiastico, e decisivo per la sua elezione, endorsement dell’ex presidente e dei suoi fedelissimi alla Camera.

McCarthy, il suo predecessore, affossato dai trumpiani

In ogni caso la sua elezione fa tirare un sospiro di sollievo ai repubblicani, di tutte le fazioni, perché mette fine allo stallo che diventava di ora in ora sempre più imbarazzante. E forse fa ben sperare che il deputato ultra conservatore una volta abbia rivelato “ho sempre voluto fare il pompiere”, come suo padre, un’attitudine che forse l’aiuterà a spegnere gli incendi che si sono accesi all’interno della conferenza repubblicana in queste tre settimane di lotte intestine. L’obiettivo principale è rimettere in funzione la Camera, per affrontare la corsa contro il tempo per trovare, entro la nuova scadenza del 17 novembre, un accordo sulle leggi di spesa che scongiuri lo shutdown.

Bisogna ricordare che il suo predecessore McCarthy ha perso il posto proprio a causa dell’ira del manipolo di oltranzisti trumpiani che non gli hanno perdonato di aver fatto un accordo con i democratici per scongiurare lo shutdown. Altrettanto spinosa è la questione dei fondi all’Ucraina, diventata una questione politica con base elettorale e destra repubblicana che si oppongono in modo crescente all’autorizzazione di nuovi finanziamenti per aiutare Kiev a difendersi dall’invasione russa. Joe Biden ha inserito 60 miliardi di dollari per Kiev in un pacchetto unico di finanziamenti aggiuntivi, in cui ci sono anche 14 miliardi a sostegno di Israele, e fondi per il rafforzamento del confine e per Taiwan.

 

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