Canada, la legge obbliga Google e Media a pagare i media per i contenuti. È braccio di ferro con Ottawa
Il Canada mette i freni a Google e Meta. Che a loro volta potrebbero bloccare da dicembre i siti di informazioni sul motore di ricerca. È la prospettiva che potrebbe aprirsi dopo il via libera legge canadese, in vigore tra due mesi, che impone ai giganti digitali di pagare i media per la condivisione dei loro contenuti. Meta, società madre di Facebook e Instagram, aveva già vietato ai suoi utenti di vedere o condividere link ad articoli di notizie in Canada.
In Canada la legge mette i freni a Google e Meta
.Ora Google “esorta” il governo canadese a inserire le modifiche legislative “necessarie”, citando un processo di accordo sui media “inapplicabile”. “La legge – si legge in un documento della piattaforma digitale – sottopone Google a una responsabilità finanziaria potenzialmente illimitata. Semplicemente per aver facilitato l’accesso ai siti di notizie e incanalato traffico prezioso verso gli editori”. Senza un accordo sugli emendamenti prima che la legge entri in vigore a dicembre, Google Canada potrebbe decidere di bloccare l’accesso ai siti di notizie in Canada.
Le piattaforme devono pagare i contenuti ai media
Il nodo è nella tempistica, che potrebbe mettere “Google nella posizione di dover sospendere i collegamenti ai contenuti delle notizie durante il processo per ottenere un’esenzione”, osserva il documento. All’inizio della giornata, il ministro del patrimonio canadese Pascale St-Onge si era detto ottimista. “Google ha partecipato e collaborato durante tutto il processo mentre Facebook blocca le notizie in Canada anche se la legge non è ancora in vigore”, ha detto davanti ai capi delle agenzie di stampa riuniti a Toronto.
Il precedente in Australia del 2021
La nuova legge canadese prende di mira per il momento Google e Meta e dovrebbe consentire alle società di stampa di ricevere fino a 230 milioni di dollari canadesi (158 milioni di euro), secondo Ottawa. In Australia, già nel 2021 (con un contratto quinquennale, che scade nel 2026), Google ha concordato di pagare oltre 30 milioni di dollari australiani (19 milioni di euro) l’anno, per l’uso del contenuto di news di Nine Entertainment Co, uno dei maggiori gruppi di media australiani, che comprende il Canale Tv 9 e i quotidiani Sydney Morning Herald, The Age di Melbourne e Australian Financial Review.
Anche in Europa il dibattito sulle big Tech
In Europa, a sollevare la questione già da un paio di anni, sono le associazioni degli editori e Microsoft che hanno chiesto di introdurre un meccanismo per costringere le Big Tech a pagare i contenuti delle notizie condivise sulle loro piattaforme. Le associazioni degli editori europei l’azienda informatica fondata da Bill Gates hanno concordato di lavorare insieme a una soluzione. Per garantire all’industria editoriale una remunerazione equa dei contenuti delle notizie che i giganti del web utilizzano sulle loro piattaforme accrescendo il proprio traffico e gli introiti pubblicitari. Secondo gli editori Ue la normativa sul copyright è insufficiente.