Tra omicidi e stupri Napoli non può tornare indietro nel tempo: l’esempio di una mamma coraggio
Si può morire ammazzati per avere parcheggiato male uno scooter? E’ successo a Napoli, a Giovanni Battista Cutolo, un musicista di 24 anni, che è morto per mano di un ragazzino di sedici anni, sorridente e quasi fiero del suo gesto dopo essere stato arrestato. E a Caivano, dove ieri Giorgia Meloni ha fatto sentire la sua solidarietà, uno stupro orribile ha riguardato due ragazzine. Questa estate violenta non ha risparmiato nessun’area geografica ma le parole agghiaccianti e commoventi della mamma di Giovanni Battista, richiamano alla memoria l’invito celebre di uno dei figli più nobili di Partenope, Eduardo De Filippo,(“fuitevenne”) e il pericolo che una capitale straordinaria di bellezza e di cultura, riconosciuta come brand in tutto il mondo, torni nel vortice della violenza.
Le parole della mamma di Giovanni: “Due Napoli diverse”
La signora Daniela Di Maggio, mamma di Giovanni Cutolo, ha espresso con una dignità straordinaria il suo dolore. Ha parlato, riferendosi all’omicidio di ieri, di “due Napoli diverse” che si sono incontrate: una, quella del figlio, espressione della grande cultura partenopea, fatta di tolleranza, sapienza, impegno e l’altra, quella del giovane assassino, frutto di un pericoloso modello “Gomorra”, del quale ha parlato anche Vincenzo De Luca, e troppe volte derubricata a originalità e ingegno, caratteristiche che i napoletani hanno sempre manifestato in tutti i campi. Come può un ragazzino di sedici anni avere facilmente un’arma? A Napoli ancora è possibile, tra i satelliti decomposti di organizzazioni criminali che continuano a lucrare soldi dal mercato della droga, saldati con pezzi di mafia straniera (vedi quella nigeriana) e accomunati solo dal desiderio di fare soldi.
Il modello Gomorra
Si è discusso in questi giorni del “modello Gomorra”, riferendosi soprattutto al successo straordinario avuto dalla serie, tratta dal libro di Roberto Saviano, simile a quello di “Romanzo criminale”, che raccontava l’ascesa e le disgrazie della banda della Magliana a Roma. Seppure nessuno possa e debba censurare l’arte e le due fiction abbiano avuto sceneggiature e ricostruzioni per certi versi impeccabili, è indubbio che, al di là degli effetti diretti, tra i ragazzi le figure di Genny Savastano e Ciro Di Marzio siano diventate mitologiche. Quella serie, ispirata alla guerra sanguinosa tra gli scissionisti, è la rappresentazione di una criminalità pura, che trasborda finanche dalle sue “antiche deterrenze” e assume la prepotenza, l’arbitrio, l’omicidio a valori universali.
Sessant’anni di assenze del Comune
Dai tempi de “Le mani sulla città” ad oggi l’azione del Comune metropolitano è stata progressivamente carente, prima negli anni settanta e ottanta) addirittura per certi versi colludente e oggi spenta. L’illusione di Bassolino è durata poco tempo. La presunta “primavera” di Luigi De Magistris ha lasciato solo una marea di debiti alla città. Certo, c’è stata una forte ripresa turistica dovuta alla bellezza dei luoghi che ha anche cambiato la storia dei Quartieri e lo stesso scudetto vinto ha alimentato nuove propulsioni economiche ma il Comune continua a essere assente, incapace di progettare sistemi di sicurezza adeguati e di intervenire sulle periferie. Il sindaco Manfredi sembra la classica “brava persona” dotata di poca concretezza e i proclami di de Luca sono ormai demagogia pura.
Napoli ha vissuto decenni orribili, tra Camorra, Nuova Camorra, scissionisti, esportando nel mondo un’immagine di sé che non è quella reale. L’omicidio di Giovanni Battista Cutolo non sia un passo indietro nella voragine dell’impunità ma diventi un motivo di riflessione condivisa. E’ una città patrimonio inestimabile per tutti, ma di civiltà, democrazia e splendente bellezza. Dove non è possibile morire ammazzati per un parcheggio sbagliato.