Tabaccaia uccisa, il killer marocchino espulso nel 2020: è rimasto perché non c’erano posti al Cpr
Sul caso della tabaccaia uccisa a coltellate nel suo negozio a Foggia durante un tentativo di rapina finito nel sangue emerge l’ultimo, agghiacciante dato: l’assassino della donna, il marocchino il 43enne Moslli Redouane, era già noto alle autorità. Era arrivato in Italia nel novembre del 2007 ed è stato in possesso di un permesso di soggiorno rilasciato a Milano per lavoro fino al 2012. Un provvedimento mai rinnovato, che comunque non gli ha impedito di rimanere nel Belpaese e di delinquere. Così, nel 2017 il nordafricano finisce in manette a Milano per rapina. E a quel punto è rimasto in carcere a Cagliari fino al novembre 2020, quando, scarcerato, si è visto arrivare a quel punto dalla questura un ordine di espulsione. Un ordine mai eseguito, perché, a quanto apprende l’Adnkronos, non c’erano posti disponibili al Cpr.
Tabaccaia uccisa a Foggia: il marocchino accusato del suo omicidio era noto alle autorità
E non è ancora tutto. Nel 2021 nei confronti dell’uomo era stata emessa una misura di sicurezza dal magistrato di sorveglianza di Milano. Un atto mai notificato perché, nel frattempo, l’uomo si era reso irreperibile. Una vergogna che, se possibile, getta altro orrore e suscita ulteriore indignazione sulla vicenda della povera Franca Marasco, uccisa durante la rapina che il marocchino ha compiuto nella tabaccheria di cui la vittima era titolare. Sì, perché sul punto gli inquirenti non hanno dubbi: il movente dell’omicidio della donna, avvenuto lunedì scorso in Via Marchese de Rosa a Foggia, è la rapina, di cui il 43enne è accusato di essere il responsabile. Così, nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro e dai carabinieri dopo il fermo dello straniero, gli inquirenti hanno ricostruito dinamica dei fatti e identikit dell’uomo.
Arrestato nel 2017, uscito di cella a Cagliari nel 2020 era stata espulso, ma…
Che dopo aver colpito e ucciso, si è cambiato gli abiti. E poi ha «venduto a terzi, che hanno collaborato con noi nella ricostruzione di questa dinamica» – hanno spiegato gli inquirenti – il cellulare che aveva portato via all’anziana. Un uomo che i carabinieri – alle prese con tutti gli strumenti a loro disposizione: dalla conoscenza del territorio al contatto con fonti e testimoni. Passando per intercettazioni, telecamere, servizi di osservazione e pedinamento – hanno stanato nel giro di breve. E nonostante indagini complesse, rese anche più complicate – ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Foggia – «dall’assenza delle telecamere. Un fatto che ha determinato enormi difficoltà iniziali».
Non c’erano posti nel Cpr: e il killer è rimasto in Italia, irreperebile
Indagini culminate nel fermo del marocchino che, come hanno precisato gli inquirenti, «non era noto in città». Ma in compenso aveva già dato filo da torcere a forze dell’ordine e autorità. Che lo avevano già arrestato e destinatario di un’ordinanza di espulsione, senza che purtroppo i provvedimenti adottati riuscissero ad avere seguito…