Scuola, niente cellulari, addio a minigonne e maglie troppo corte: come cambia il dress code

28 Set 2023 17:49 - di Eugenio Battisti

Addio minigonne e t-shirt invisibili. La nuova postura del governo passa anche dal look scolastico. La maggior parte degli istituti sta cercando di arginare il liberismo sfrenato in due ambiti a cui i giovani tengono particolarmente: l’outfit e lo smartphone. A segnalarlo è una ricerca condotta dal portale Skuola.net subito dopo la prima campanella del 2023. Che ha coinvolto 1.000 ragazze e ragazzi di scuole medie e superiori.

Scuola, come cambia il look tra i banchi

Oltre 8 studenti su 10 devono osservare dei suggerimenti sull’abbigliamento; più di 9 su 10 hanno delle regole sull’uso degli smartphone; e c’è persino chi – circa 1 su 7 – deve sottostare a divieti e prescrizioni legati all’aspetto personale. Il dress code in aula è un tema molto spinoso. Lasciare libertà totale rischia di spalancare le porte di scuola ad abiti e accessori poco opportuni. Gli istituti – scrive Skuola.net –  hanno scelto fondamentalmente due strade. C’è chi ha seguito la via del rigore, mettendo nero su bianco una vera e propria guida sull’abbigliamento. Con indumenti consentiti e altri vietati, come gonne, maglie e pantaloni troppo corti. Ma è una strada minoritaria, visto che lo riporta solo 1 studente su 4. La maggior parte, invece, hanno voluto dare fiducia agli alunni, limitandosi a dare solo delle indicazioni “non scritte”, basate sulla decenza.

Niente minigonne e pantaloni troppo corti

Ma ci sono anche contesti in cui si è preferito sgomberare il campo da qualsiasi dubbio interpretativo, introducendo direttamente una divisa scolastica. Avviene quasi esclusivamente nelle scuole private o paritarie: tra chi frequenta questo tipo di istituti oltre 1 su 4 racconta di non avere scelta su cosa indossare per andare a scuola. Anche negli istituti statali, però, circa 3 studenti su 10 sarebbe favorevoli a recarsi a scuola con un abbigliamento standardizzato.

Guerra agli smartphone, solo nei casi necessari

Diverso il discorso per la guerra agli smartphone. Lo scorso anno scolastico, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha chiesto agli istituti di prestare la massima attenzione al fenomeno. Ma anche su questo versante molte scuole si erano già attrezzate da tempo. E tante altre si sono mosse dopo l’ulteriore sollecito. Così, oggi, oltre 6 studenti su 10 hanno a che fare con regole esplicite. Si tratta soprattutto del divieto assoluto di usare i telefoni in classe, a meno che non sia espressamente richiesto dal docente di turno. Oppure di lasciare i device spenti durante le lezioni, potendoli però utilizzare solo a ricreazione o nei cambi d’ora. Meno diffusi i divieti più rigorosi. Come quello che vorrebbe gli smartphone spenti dal momento dell’ingresso a scuola e fino all’uscita o addirittura la consegna dei dispositivi al personale scolastico.

Non servono regole ma dialogo e mediazione

“Tra le competenze relazionali che la scuola deve trasmettere, vi è sicuramente quella di riuscire a vivere in contesti sociali con determinati codici di comportamento. Tuttavia non dobbiamo dimenticare la dimensione pedagogica di tale istituzione: non servono solo regole, ma anche un perché vanno seguite, che non può prescindere dal dialogo e dalla mediazione con gli studenti”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *