Ritrovata un’antica e suggestiva preghiera bizantina in versi dedicata all’angelo custode
Scoperta una preghiera bizantina in greco copiata nei primi fogli di un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Durante la ricerca di manoscritti per i carmi di Ignazio Diacono (IX secolo), di cui sta preparando l’edizione critica e commentata, Federica Scognamiglio, allieva perfezionanda della Scuola Normale di Pisa, si è imbattuta in un testo inedito, copiato nei primi fogli di un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana (Laur. Plut. 9.18). La pubblicazione, con traduzione italiana, è avvenuta sulla rivista “Byzantinische Zeitschrift“.
Il testo rinvenuto è una preghiera bizantina in greco di 456 versi in dodecasillabi bizantini attribuita nel titolo, erroneamente, a Giovanni Mauropode (XI secolo); questioni di metrica, lingua e stile hanno condotto Scognamiglio a rigettare tale attribuzione e a ricondurre il testo a una produzione originale dell’Italia meridionale, pur con forti influenze del poeta bizantino.
Il carme penitenziale, dedicato all’angelo custode, è una preghiera di devozione parziale, ossia composta non per la liturgia giornaliera ma principalmente per la preghiera personale, e la voce parlante del carme non è un determinato autore, ma espressione generale di ogni fedele. Il carme presenta i caratteristici topoi letterari del pentimento, della promessa di penitenza e della disperazione per i propri peccati alla fine della vita, e risulta particolarmente interessante la «raffigurazione letteraria» dell’angelo custode, immateriale e con precise caratteristiche divine, che fa rientrare il carme nei canoni dell’angelologia bizantina pur con alcune peculiarità, a cui Scognamiglio dedicherà studi futuri.
Si tratta di un componimento non privo di passaggi suggestivi, dove si legge: “Mostrandomi la via, non mi abbandonare in alcun modo, e cura pian piano, dolcemente, la lentezza del cuore appesantito – infatti è duro di cuore il genere umano, e lento all’azione del bene – dirigendo verso una vita perfetta, nel modo più bello congiunta alle idee delle cose belle” (vv. 39-45).