Napolitano, il ricordo della Fornero tra citazioni e assoluzioni: il governo Monti chiamato a fare “il lavoro sporco”

24 Set 2023 12:49 - di Giulia Melodia
Fornero

Nelle ore dell’ultimo addio a Giorgio Napolitano non poteva mancare il ricordo personale e politico di Elsa Fornero che, tra citazioni e rimandi auto-assolutori, nel giorno della camera ardente allestita al Senato per l’ex capo dello Stato con la memoria al suo rapporto con il presidente emerito e a quei giorni del novembre 2011 in cui, congedato Silvio Berlusconi, la professoressa fu chiamata a far parte del governo tecnico guidato da Mario Monti. in veste di ministro del Lavoro. Giorni difficili che, tra lacrime e richiami all’austerità, avrebbero portato la Fornero alla firma della drastica riforma delle pensioni, costata lacrime (e non ci riferiamo a quelle ormai arcinote dell’ex ministro) e sangue a pensionandi finiti nella drammatica lista degli esodati…

Napolitano, il ricordo (con auto-giustificazioni annesse) di Elsa Fornero

Un passaggio normativo che ha lasciato un conto aperto e che, in un intervento su La Stampa di oggi, la Fornero torna a difendere nel più classico dei suoi stilemi difensivi, passando all’attacco. E allora: «La scomparsa del presidente Napolitano e la lettura di certi commenti “cattivi” e fuorvianti hanno riacceso in me, con un velo di amarezza, la memoria di quei giorni del novembre 2011 in cui fui chiamata a far parte del governo tecnico guidato da Mario Monti», esordisce sul quotidiano torinese l’accademica. Che poi, in una sorta di giustificazione non richiesta, prosegue riperticando momenti e argomenti che poco hanno a che fare con la celebrazione del lutto per la scomparsa di Napolitano.

Fornero, il ricordo dei giorni in cui nacque il governo Monti e la riforma lacrime e sangue che porta il suo nome

Ma tant’è. E così, dall’esegesi di quell’esperienza governativa, l’ex ministro arriva alla conclusione sferzante che chiama in causa anche l’ex presidente Napolitano, con parole e toni che non ci aspetterebbe in un momento come quello dell’addio a un ex capo dello Stato. E allora, anche se la prende alla lontana, tornando alle origini dei quel governo che partorì anche la sciagurata riforma delle pensioni da lei firmata, la Fornero prima parla della nascita di un esecutivo riconducibile – spiega – a una «crisi di sistema», nella quale erano venute intersecandosi, nel corso del 2011. Per poi acutizzarsi in una miscela potenzialmente esplosiva», «differenti fragilità italiane».

Quelle parole che oggi stridono più che mai: il nostro governo chiamato a «fungere da capro espiatorio»

Fragilità che la Fornero elenca: 1) «L’indebolimento strutturale, e perciò di lungo periodo, del sistema economico». 2) «La spesa pubblica corrente incomprimibile» che provocava «deficit pubblici sempre maggiori». 3) «Lo stallo della politica» rispetto alla possibilità di affrontare «misure impopolari di risanamento finanziario». Poi, con un iperbolico balzo narrativo in avanti arriva alla chiusura del cerchio, asserendo: «Non è difficile arrivare alla conclusione della necessità di un governo che fungesse da “capro espiatorio”, facendo il “lavoro sporco” (espressione peraltro detestabile)», ammette la Fornero. Quasi a “giustificare” ancora una volta la funesta riforma pensionistica.

«Non ricordo una sola volta in cui non mi sentii in piena sintonia con il presidente»

E infine, nel tirare le somme, l’ultima considerazione: «Questo quadro era drammaticamente presente al presidente Napolitano – prosegue la Fornero su La Stampa –. C’era un’ampia consapevolezza della gravità della situazione, e chi come me si trovò a predisporre provvedimenti impopolari conobbe direttamente il peso che ne derivava». Salvo poi aggiungere in zona Cesarini: «Non ricordo una sola volta in cui non mi sentii in piena sintonia con il presidente». Una persona che, aggiunge in calce, in molte occasioni «la rincuorò, con parole di vero conforto, di fronte ad attacchi violenti nelle parole ma non per questo meno dolorosi».

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