Marzia Fragalà ricorda il padre Enzo ucciso dalla mafia: uomo libero, onesto e coraggioso (video)

27 Set 2023 17:20 - di Marzia Fragalà

Organizzato dall’onorevole Carolina Varchi parlamentare Fdi, segretario di presidenza della Camera dei Deputati e capogruppo in Commissione Giustizia per Fratelli d’Italia, insieme con l’Associazione Nazionale Avvocati italiani, si è svolto a Roma, presso la Sala dei gruppi parlamentari di Montecitorio, il convegno su “Autorevolezza e martirio dell’Avvocatura. Testimonianze ancora vive” che si può vedere a questo indirizzo:  https://webtv.camera.it/evento/23338 sul canale della Camera dei Deputati.

Al convegno, moderato dall’avvocato Isabella Maria Stoppani, presidente nazionale dell’Anai, hanno portato i saluti l’onorevole Carolina Varchi e l’avvocato Antonino Galletti, consigliere del Consiglio Nazionale Forense.

Sono intervenuti l’avvocato Umberto Ambrosoli, in ricordo del padre Giorgio, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie del banchiere Michele Sindona, assassinato l’11 luglio 1979, l’avvocato Marzia Fragalà, figlia di Enzo Fragalà, noto penalista, docente e parlamentare di Alleanza Nazionale, ucciso barbaramente dalla mafia a Palermo il 26 febbraio 2010 per il suo impegno contro Cosa Nostra, e l’avvocato Enrica Maggiora, presidente della Fondazione dell’Avvocatura torinese Fulvio Croce, assassinato dalle Brigate Rosse il 28 aprile 1977.

Le conclusioni del Convegno sono state tratte dall’avvocato Giulio Prosperetti, giudice della Corte Costituzionale.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento dell’avvocato Marzia Fragalà in ricordo del padre Enzo.

“Innanzitutto vi ringrazio per avermi invitato. Ringrazio gli organizzatori di questo convegno e tutti voi partecipanti.
Vi ringrazio non solo perché mi offrite l’opportunità di condividere con voi il ricordo di mio padre ma anche perché mi consentite di farlo in questo luogo che ha, per me, un significato particolare.

Come molti di voi già sanno, come ha, poc’anzi, ricordato l’onorevole Varchi, infatti mio padre è stato deputato della Repubblica nel corso di tre legislature.

Ed è proprio in questo luogo che mio padre ha combattuto e condiviso le sue battaglie politiche, liberali e garantiste anche in qualità di membro di diverse Commissioni parlamentari.

Oggi, entrando in questo meraviglioso palazzo, ho ricordato il giorno in cui mio padre mi ha orgogliosamente portato qui, il giro lungo i corridoi, ricordo la colazione consumata alla bouvette e il passaggio lungo il Transatlantico.
Vi ringrazio quindi anche per per avere sollecitato in me questo piacevolissimo ricordo.

Questo per me e la mia famiglia è stato un anno molto importante perché, dopo ben 13 anni, si è conclusa la vicenda processuale che aveva ad oggetto l’omicidio di mio padre.
Sono state confermate le condanne inflitte ai suoi assassini. Ed è stato definitivamente confermato il movente di matrice mafiosa per il quale è stato barbaramente ucciso.

L’avvocato sbirro”, cosi lo hanno definito alcuni collaboratori di giustizia, imputandogli la colpa di esercitare il diritto di difesa senza tenere conto delle regole di “Cosa nostra”.
“La sua morte è stato un monito, un avvertimento per tutta l’avvocatura”, anche questo hanno detto.

Mio padre è stato ucciso perché era un avvocato coraggioso, che non ha mai inteso assumere il ruolo difensivo con limiti o scendendo a compromessi.
Mio padre era un avvocato perbene e, come tale, pericoloso perché refrattario a qualsiasi ricatto.

Era un uomo libero: libero nell’esercizio della professione forense, libero nel suo modo di fare politica, libero nelle idee e anche nella conoscenza.

Credo che proprio la libertà sia stato il tratto distintivo che più lo ha contraddistinto, unitamente alla sua fede granitica nel garantismo ed alla gioia di vivere che trasmetteva in maniera contagiosa.

Per lui l’autonomia ha sempre contato più del rischio. E soltanto con l’autonomia e con la libertà era esercitabile quella che definiva “la professione più bella del mondo”.

Parlare di lui in questo luogo, con illustri colleghi, non solo mi onora ed onora la sua memoria ma mi conferma che proprio la memoria è l’unico e il più potente strumento che abbiamo per tenere in vita chi non c’è più e le idee di chi, come mio padre ha pagato con la vita la coraggiosa scelta della libertà.

Mi chiedono spesso come vorrei che venisse ricordato.

Ecco, io vorrei che mio padre sia ricordato per la sua onestà intellettuale e per il coraggio e la determinazione con cui portava avanti le sue idee“.

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