Lavoro, si riparte: in arrivo 531mila nuove assunzioni, 7000 in più delle previsioni

4 Set 2023 13:10 - di Alessandra Parisi

Reddito di cittadinanza addio. Gli ultimi dati sull’occupazione confermano l’efficacia della svolta impressa dal governo Meloni sul terreno minato del lavoro con i riflettori puntati sulle imprese. Aumentano, infatti, le assunzioni previste a settembre dalle imprese, anche se rimangono le difficoltà per reperire competenze nei settori tecnico-ingegneristici. Stando ai dati diffusi dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal, sono 531mila i lavoratori cercati dalle imprese. Con un contratto a tempo determinato superiore a un mese o a tempo indeterminato – per il mese di settembre.

Lavoro, a settembre in arrivo 531mila assunzioni

Si tratta di 7mila in più (+1,3%) rispetto a quanto programmato un anno fa, rileva il Bollettino. Che segnala come per l’intero trimestre settembre-novembre 2023 le assunzioni previste superano di poco 1,4 milioni, in aumento dell’1,9% rispetto all’analogo periodo del 2022. Dal bollettino si evidenzia anche che continua a crescere la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese che coinvolge il 48% delle assunzioni programmate. In aumento di 5 punti percentuali rispetto a dodici mesi fa per molte figure tecnico-ingegneristiche e di operai specializzati.

Grandi e piccole imprese coprono l’incremento

Il Bollettino diffuso da Unioncamere evidenzia che sono le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti) e le piccole imprese (10-49 dipendenti) a coprire completamente l’incremento complessivo rispetto al 2022 delle assunzioni programmate. Mentre le imprese di minore dimensione (1-9 dipendenti) prevedono per settembre un calo delle assunzioni (-3mila). Il comparto manifatturiero nel complesso programma 99mila entrate a settembre 2023 (dato analogo rispetto a 12 mesi fa).

Tempo determinato e contratti di apprendistato

Il tempo determinato – emerge dal bollettino – si conferma la forma contrattuale maggiormente proposta con 284mila unità, pari al 53,4% del totale. Seguono i contratti a tempo indeterminato (108mila), i contratti di somministrazione (57mila), gli altri contratti non alle dipendenze (32mila), i contratti di apprendistato (26mila), gli altri contratti alle dipendenze (14mila) e i contratti di collaborazione (11mila). Le imprese dichiarano difficoltà di reperimento per oltre 252mila assunzioni a settembre (il 48% del totale), confermando come causa prevalente la ‘mancanza di candidati’ con una quota del 31,7%, mentre la ‘preparazione inadeguata’ si attesta al 12%. I gruppi professionali con mismatch più elevato sono gli operai specializzati (64,2% la quota di entrate difficili da reperire), i conduttori di impianti fissi e mobili (53,2%) e le professioni tecniche (49,5%).

Cresce il ricorso alla manodopera straniera

Cresce il ricorso alla manodopera straniera che passa da 95mila ingressi dello scorso anno, pari al 18,2% del totale entrate, agli attuali 108mila ingressi, pari al 20,4% del totale entrate (+13mila contratti; +13,6%). A ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi operativi di supporto a imprese e persone (il 35,2% delle entrate programmate è riservato a manodopera straniera), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (32,7%), le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (25,8%), i servizi di alloggio ristorazione e turistici (25,7%) ed infine le industrie alimentari (25,1%). A livello territoriale evidenziano maggiori difficoltà di reperimento le imprese delle regioni del Nord Est, dove il 53,4% del personale ricercato è difficile da trovare, una quota notevolmente superiore a quella registrata nel Sud e Isole (43,5%) e nel Centro (45,9%), mentre il valore nel Nord Ovest (47,4%) si mantiene vicino alla media.

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