Iran, nuovo giro di vite contro le libertà: misure draconiane per le donne che non indossano il velo
Nuova stretta a Teheran contro le libertà personali. Sanzioni sempre più severe in Iran per le ragazze e le donne che violano il rigido codice di abbigliamento, a cominciare dall’obbligo del velo nei luoghi pubblici. Il Majlis, il Parlamento di Teheran, ha votato a favore di un controverso disegno di legge, con un periodo “di prova” di tre anni. Il testo passa al Consiglio dei Guardiani per la ratifica, come ha riportato l’agenzia iraniana Mehr.
Iran, pene severe per le donne ribelli
Tutto sotto lo slogan di un “progetto di legge per sostenere la famiglia promuovendo la cultura della castità e dell’hijab“. Il capo della commissione Giustizia del Parlamento, Musa Ghazanfarabadi, ha spiegato che il testo ha avuto “varie revisioni da parte di esperti”. “È stato deciso che sia di tre anni il periodo di prova per l’applicazione di questa legge. Ora il Consiglio dei Guardiani deve prendere una decisione riguardo all’approvazione del periodo di prova. Il rapporto della Commissione – ha detto – andrà al Consiglio dei Guardiani e attenderemo il parere”.
Misure draconiane per chi non indossa il velo
Per il futuro si prospetterebbero misure draconiane, tra multe e carcere, per le donne che dovessero non rispettare l’obbligo di indossare il velo. Il testo, in base a quanto riporta l’agenzia Dpa, prevede sanzioni severe in caso di mancato rispetto del codice di abbigliamento. Si arriverebbe fino a 15 anni di carcere e a sanzioni per l’equivalente di oltre 5.000 euro. Le donne straniere rischierebbero l’espulsione dalla Repubblica Islamica e le celebrità punizioni particolarmente severe secondo la bozza del documento che prevede un divieto di lavorare fino a 15 anni e il sequestro di un decimo dei beni.
Onu: è un apartheid di genere
A inizio settembre esperti Onu hanno bollato come “una forma di apartheid di genere” il progetto di legge in discussione al Parlamento. “Dal momento che le autorità sembrano governare tramite una discriminazione sistematica nell’intento di costringere le donne e le ragazze a una sottomissione totale”. Per gli esperti Onu il testo prevede “pene severe” per chi “non rispetta” le disposizioni sul velo, senza escludere una “applicazione violenta” delle misure.
Il testo viola i diritti fondamentali
Il documento “viola inoltre i diritti fondamentali, compresi quelli di partecipazione alla vita culturale, il divieto di discriminazione di genere, la libertà di genere ed espressione, il diritto alla protesta pacifica, il diritto ad accedere a servizi sociali, d’istruzione e sanitari e la libertà di movimento”. I relatori hanno anche denunciato l’applicazione da inizio luglio di un nuovo sistema di punizioni in relazione all’uso del velo, unito al ritorno degli agenti della polizia morale dopo le proteste seguite al caso Mahsa Amini, la giovane morta nel settembre dello scorso anno dopo essere stata fermata con l’accusa di non indossare correttamente il velo.