Scontri a Tripoli tra milizie rivali: 20 feriti, 2 morti. Il governo italiano monitora la situazione (video)
Due morti e 30 feriti nei violenti scontri a Tripoli tra milizie armate rivali, che hanno costretto i residenti a non uscire dalle loro case e a chiudere l’aeroporto di Mitiga. Gli scontri sono scoppiati tra le la forza Rada e la Brigata 44 a seguito di tensioni provocate dall’arresto del comandante della brigata, Mahmud Hamza, da parte delle forze della Rada nell’aeroporto di Mitiga.
Gli scontri sono avuti nel quartiere di Tripoli di Ain Zara, una zona molto affollata e trafficata, dove le strade si sono svuotate e molti negozi hanno dovuto chiudere, riporta il giornale ‘Alwasat‘. I voli da e per l’aeroporto di Mitiga sono stati sospesi e gli aerei sono stati diretti verso Misurata.
Chi sono i protagonisti degli scontri di Tripoli
A scontrarsi sono le milizie dall’influente Brigata 444 e quelle della Forza Rada, a causa delle tensioni provocate dall’arresto del capo della Brigate da parte delle forze di Rada avvenuto, riferiscono fonti del ministero dell’Interno citate dal giornale, “senza spiegare se questa era una misura giudiziaria o di altro tipo”.
“Il governo italiano segue con attenzione la situazione a Tripoli”. Lo scrive in un tweet il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Ho parlato con la ministra degli Esteri Najla Elmangoush”, aggiunge Tajani, “la priorità italiana resta la stabilizzazione della Libia, senza violenza né interferenze, e avviare il percorso verso le elezioni democratiche”.
La missione di sostegno dell’Onu in Libia “sta seguendo con preoccupazione gli incidenti di sicurezza e gli sviluppi da ieri a Tripoli e il loro impatto sulla popolazione civile”. È quanto si legge in una nota di Unsmil a proposito degli scontri scoppiati lunedì a Tripoli. “La missione ricorsa alle parti coinvolte la loro responsabilità di fronte alla legge internazionale di proteggere i civili” continua la nota in cui si chiede “l’immediata de-escalation e la fine degli scontri in corso”.
“La violenza non è un mezzo accettabile per risolvere i disaccordi, tutte le parti devono preservare i passi avanti fatti negli anni recenti e affrontare le differenze attraverso il dialogo”, si legge ancora nella nota della missione Onu che è anche “preoccupata” per l’impatto che questi scontri possono avere “sugli sforzi per coltivare un ambiente di sicurezza che permetta di avanzare il processo politico, anche per la preparazione di elezioni nazionali”.