Diritto d’autore, la guerra degli editori contro ChatGpt: si autoaddestra sui media e li svuota

23 Ago 2023 13:08 - di Redazione

Il primo è stato il New York Times il cui editore ha bloccato il software per la raccolta dati da Internet di OpenAI, l’organizzazione senza fini di lucro che ha sviluppato ChatGPT il sistema di intelligenza artificiale capace di imparare ed autoistruirsi “leggendo” le notizie per, poi, produrre autonomamente contenuti come se fosse un giornalista.

Davanti alla minaccia di una intelligenza artificiale in grado di ‘imparare’ dai siti di notizie, però, altri editori si preparano a una battaglia globale per la difesa dei diritto d’autore insidiato da ChatGPT ma anche da altri sistemi basati sulle reti neurali.

Il New York Times ha bloccato il software di OpenAI per impedire – in mancanza di accordi – alla società di ‘allenare’ ChatGpt per lo sviluppo – attraverso i contenuti del sito del Nyt – dei modelli di intelligenza artificiale.

Il New York Times si starebbe anche preparando a fare causa a OpenAI per violazione del copyright, sostiene il Messaggero.

A confermare questo blocco è la pagina robots.txt del New York Times in cui è chiaramente indicato il blocco del software che ‘immagazzina’ gli articoli per poi addestrarcisi.

Il nodo è proprio sull’utilizzo del cosiddetto web crawler che scansiona milioni di siti internet e le informazioni contenute in essi, il tutto senza chiedere esplicitamente il permesso a coloro che detengono il diritto d’autore sui contenuti presenti nei siti scandagliati.

Ma visionando le equivalenti pagine robots di altri grandi siti, emerge come la prassi di bloccare questi bot sia sempre più diffusa.

Questo tentativo di difendere il proprio diritto d’autore peraltro rischia di dare un colpo terribile allo sviluppo dell’intelligenza artificiale (che ha bisogno – per fornire risultati attendibili – di ‘ingerire’ una enorme quantita’ di dati e informazioni).

Se la querelle finisse in tribunale per violazione del copyright, infatti, OpenAi non solo potrebbe dover distruggere i dati raccolti da ChatGpt ma anche pagare multe fino a 150.000 dollari per ogni articolo ‘non autorizzato’. E mentre l’editoria si muove, anche altri creatori di contenuti – da agenzie fotografiche a scrittori e autori – sono pronti a muovere battaglia in difesa del copyright.

  1. Senza contare il fatto che, a quel punto, finiremmo completamente nel mondo immaginato da Orwell dove anche l’informazione viene decisa da macchine che realizzano notizie nascondendone alcune e falsificandone altre. Proprio come fanno oggi certi giornali e certi giornalisti.

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