Caso Vannacci, Foti: “Decide lo Stato maggiore non la politica. Il Pd deve solo tacere e non ergersi a giudice”

22 Ago 2023 8:48 - di Redazione
Foti Vannacci

“Decide lo Stato maggiore non la politica. Chi rappresenta il Paese deve sentire la responsabilità. Non avrei scritto quelle frasi, ma la sinistra non si erga a giudice”. Sono alcuni passaggi dell’intervista rilasciata alla Stampa da Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera. Il caso del generae autore del libro “Il mondo al contrario” è il filone d’oro dell’estate su cui Pd e opposizioni e giornaloni di riferimento battono. Per dileggiare la destra, per ipotizzare crepe nel governo. Premette subito di essere rimasto «molto stupito» dalla vicenda.  Vannacci «è una figura di grande spessore nel mondo militare» e, dunque, certi passaggi non se li aspettava.

Foti: “Se fossi stato in Vannacci non avrei scritto le frasi sugli omosessuali”

Non ha dubbi, Foti, sostenere che gli omosessuali non sono normali «se fossi stato in Vannacci non l’avrei scritto. Chi rappresenta lo Stato deve sentire il peso della responsabilità che porta. Nessuno gli può imporre di non pensare quelle cose, ma avrebbe dovuto usare più prudenza». «Credo a Vannacci quando dice di non aver avuto mai nulla contro gli omosessuali» , precisa. Il capogruppo a Montecitorio di FdI. Sulle dichiarazioni di Salvini – che sostiene che Vannacci va giudicato per il suo lavoro e va salvaguardata la libertà di pensiero e di scrittura- Foti è deciso: “Non compete alla politica decidere al posto dello Stato Maggiore. Salvini cita un articolo del codice militare in cui c’è scritto che ognuno può esprimere le opinioni che ritiene opportune. È l’esercito, non la terza Camera». Nella vicenda si è infatti inserito nella serata di lunedì un terzo elemento: la telefonata del vicepremier al Generale “perché prima di condannare e giudicare è giusto leggere, conoscere, capire”.

«Le dico qual è la mia idea, al di fuori di questo contesto: se qualcuno pensa di incassare dei voti su certe vicende, non ha capito proprio niente. Le speculazioni sui fatti del giorno non pagano mai, nessuno se le ricorda». Il cronista cerca  di evidenziare le “fratture” nello schieramento di FdI che gran parte della stampa antigovernativa ha tutto l’interesse a rimarcare: ossia una presa di distanza dal comportamento del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Niente da fare, Foti smentisce categoricamente. «Se si riferisce alle dichiarazioni di Donzelli- spiega Foti-  faccio notare che lui premette di appoggiare l’azione di Crosetto» nell’intervista al Corriere della Sera.  Ma c’è un aspetto odioso di questa vicenda che Foti evidenzia una volta di più: l’ambiguità e la contraddittorietà del Pd. Il partito guidato da Elly Schlein vuole di più: non gli basta l’avvicendamento del generale, non gli bastano le parole del ministro Crosetto. E attacca Donzelli che ha difeso la democrazia e la libertà di idee.

Foti: “Il Pd usa due pesi e due misure. Quando candidò il generale Del Vecchio”

Foti replica a muso duro: «Il Pd deve solo tacere. La reazione dello Stato maggiore c’è stata, ma la sinistra vuole ergersi a giudice». E rinfresca la memoria citando un pisodio che a sinistra dimenticano. “Quando il generale Del Vecchio si candidò con il Pd, disse frasi giudicate di natura omofoba, poi si scusò e per Veltroni la questione era chiusa. Due pesi e due misure. Però anche voler massacrare in questo modo i due generali non mi sembra la migliore delle attività».

 

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