Primavalle, incredibile sulla Stampa: se si ammazzano le ragazzine la colpa è del fascismo che edificò la borgata

1 Lug 2023 14:16 - di Vittoria Belmonte
Primavalle

Davvero occorre leggere e rileggere l’articolo odierno sul quotidiano (un tempo prestigioso) La Stampa per farsi un’idea di quanto siano ormai radicate malafede e propaganda ideologica in certi soggetti. Personaggi che di qualunque cosa scrivano, in qualunque conversazione siano impegnati, devono fare bella mostra di un antifascismo manieristico e anche un po’ zoppicante quanto a nozioni storiografiche. Ma è così che Massimo Giannini, evidentemente, vuole certe articolesse.

L’antifascismo che si esercita sul delitto di Primavalle: ridicolo

E dunque c’è da commentare il delitto di Michelle, la ragazzina di Primavalle. E che ti vanno a pensare gli eskimi in redazione della Stampa? Bè la borgata l’ha fatta il fascismo. Colleghiamo le due cose: ragazzini che ammazzano e fascismo. Facile, no? Di questo obbrobrio logico si incarica uno scrittore, Sandro Bonvissuto. Non è un architetto, non è uno storico. Però fa parte (o aspira a fare parte) del giro dell’amichettismo di sinistra. Ha pubblicato con Einaudi e tanto basta. Vale l’ipse dixit per questi tipi qua. Si parte col tono lirico-ecologico: prima lì, a Primavalle, c’era la meravigliosa campagna. Poi l’uomo cattivo ha voluto edificare case e piazze. E quell’uomo cattivo era stato mandato a guastare la natura dal fascismo. E poi chi ci manda il fascismo a vivere lì? Spostati e immigrati di vario genere. Immigrati negli anni Trenta? Vabbè, vale sempre l’ipse dixit. Quindi il quartiere nasce male, pieno di gentaglia, è frutto della speculazione edilizia del fascismo… (speculazione edilizia del fascismo? Ma la Capitale non conosce il cosiddetto “sacco di Roma” nel dopoguerra, con la Dc che chiuse un occhio e pure due? Macché, vale l’ipse dixit).

Si sorvola sul rogo di Primavalle e sull’omicidio dei fratelli Mattei

Dunque il fascismo creò le premesse per questo ambientino poco raccomandabile. E infatti negli anni Cinquanta vi ammazzano Annarella Bracci, dodici anni. Adesso hanno ammazzato la povera Michelle Causo. Del resto, in un quartiere “difficile” voluto così dal fascismo cattivo che cos’altro poteva capitare? Questo è il ragionamento sottile di Bonvissuto. Oggi sulla Stampa. Da incorniciare, no? Certo nel 1973 diedero anche fuoco alla casa di un netturbino, Mario Mattei, uccidendo due dei suoi figli, i fratelli Stefano e Virgilio Mattei. Ma gli assassini mica venivano dal quartiere difficile. E no, erano benestanti antifascisti. Difesi dagli intellettuali antifascisti e dai giornaloni di regime. Ma la Stampa sorvola… Che vuoi che sia?

La storia della borgata di Primavalle

Ora, a onor di verità, diamo solo qualche dato. Peraltro facilmente reperibile. La borgata di Primavalle nasce a partire dal 1936 ad opera dell’architetto Giorgio Guidi, “secondo i principi dell’architettura razionalista. Il piano urbanistico prevedeva un quartiere di 1.800 alloggi che si sviluppava, secondo un impianto alquanto lineare, da ambo i lati dell’asse viario di via della Borgata di Primavalle (oggi via Federico Borromeo). Ancora oggi via Borromeo è l’asse principale del quartiere, e ne rappresenta, con Piazza Clemente XI e Piazza Alfonso Capecelatro, che ne costituiscono le testate, il cuore antico”. Era destinata ad ospitare i circa 5000 sfollati che abitavano nel centro e dove erano state costruite via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali. Persone che vivevano in case fatiscenti o in baracche e che non erano certo immigrati ma senzatetto a cui venne offerta una soluzione abitativa.

Poi così, giusto per onor di verità, ci limitiamo a ricordare che le periferie sradicate dal centro città nascono nel dopoguerra. Le borgate degli anni Trenta a Roma dovevano essere funzionali ma avere l’aspetto di borghi rurali, nel rispetto dell’ambiente circostante e ci si preoccupava anche di collegarle al centro storico con apposite linee di tram.

 

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