Le cosce di rana “depredate” dai francesi per la cucina gourmet irritano l’Indonesia e il Vietnam
Le cosce di rana sono molto popolari in Francia e Belgio, ma nei Paesi che esportano in Europa questo particolare ingrediente si registra il rapido declino di alcune specie di anfibi. Quando si pensa alla cucina francese, la prima cosa che viene in mente, dopo le lumache e il foie gras, sono probabilmente proprio le cosce di rana. Si possono ordinare nella maggioranza dei ristoranti francesi, dove vengono spesso servite fritte e aromatizzate con aglio. Oltralpe si consumano circa 4mila tonnellate di cosce di rana all’anno.
Cosce di rane prelibate per i francesi ma “tutelate” in Patria
Ma sebbene il Ministero dell’Agricoltura francese consideri il piatto come una specialità tradizionale della Borgogna-Franca Contea, nell’est del Paese, la maggioranza delle cosce di rana arriva dall’estero. In Francia, le specie edibili di rana sono protette da decenni. Nella maggior parte dell’Ue e in Francia sono in vigore regole piuttosto severe su quanti anfibi possono essere catturati ogni anno. Nella Borgogna-Franca Contea, le rane rosse (o rane montane) si possono catturare e uccidere, a certe condizioni, tra la fine di febbraio e l’inizio di aprile, cioè nel momento in cui si riuniscono negli stagni per riprodursi. Tuttavia, la Francia importa circa 2.800 tonnellate di zampe di rana dall’estero ogni anno, per soddisfare la domanda interna. Il piatto è molto popolare anche in Belgio.
Ma i ghiottoni europei stanno generando problemi nei Paesi fornitori. L’Indonesia è il maggior esportatore mondiale di cosce di rana e l’appetito degli europei per questa pietanza minaccia non solo la popolazione di specie rare, ma anche l’equilibrio degli ecosistemi.
“Il commercio di zampe di rana è poco monitorato e regolato dal governo”, dice alla Dpa Ganjar Cahyadi, curatore del museo di zoologia della città di Bandung, a Giava. Non ci sono dati ufficiali relativi al numero di rane selvatiche nell’arcipelago, dice Cahyadi. “Non sappiamo queste rane vengono esportate e quante restano nel loro ambiente naturale”.
In calo gli allevamenti e a rischio le esportazioni dal Vietnam
La situazione è simile in Vietnam, un altro grande esportatore di anfibi. Il numero di rane in generale è caduto sensibilmente anche qui negli ultimi decenni, dice Mai Nguyen dell’associazione per il benessere animale Humane Society International. “Quando ero una bambina e vivevo in campagna, era facile vedere rane e catturarle. Ma oggi, quasi 40 anni dopo, è difficile trovare rane selvatiche”, dice Mai. Ciò nonostante, il governo vietnamita non ha alcun piano per limitare la vendita e l’esportazione di questi animali.
Le foreste pluviali dell’Asia Sudorientale, e specialmente quelle dell’Indonesia, sono note per la loro enorme biodiversità: si continuano a scoprirvi nuove specie. Ma la caccia diffusa alle rane potrebbe spazzare via intere specie ancor prima che gli scienziati le identifichino, dice Cahyadi, aggiungendo che bisogna fare di più, e con urgenza, per la ricerca sugli animali e per proteggerli.
Le rane sono sia prede che predatori, cosa che le rende fondamentali nella piramide alimentare. Per ridurre la popolazione di insetti come zanzare e locuste, gli anfibi sono indispensabili. “Le rane sono insetticidi naturali. Mangiano insetti che possono provocare problemi all’agricoltura e alla salute pubblica”, dice Cahyadi. “Senza rane, dovremmo usare più sostanze chimiche per controllare gli insetti”, cosa che sarebbe dannosa non solo per l’ambiente, ma anche per la salute umana.”, dice.
Nel frattempo, un’altra dozzina di produttori ha seguito il suo esempio, creando allevamenti di rane in Francia. Il Ministero dell’Agricoltura ha scritto nel 2019 che gli allevatori producono circa 10 tonnellate di zampe di rana all’anno, e stima che la quantità potrebbe crescere sensibilmente in futuro. Tuttavia, la Francia potrà produrre solo una frazione del suo consumo annuo di cosce di rana, almeno nel prossimo futuro.