E si fa notare anche Laura Boldrini: “Dopo le parole sul figlio, La Russa non può guidare il Senato”
La sinistra continua a strumentalizzare politicamente la vicenda del figlio di Ignazio La Russa, Leonardo. Dopo i manifesti delle transfemministe di “Non una di meno”, organizzazione fanatica e oltranzista, che davano dello stupratore al presidente del Senato e a suo figlio. E dopo la battaglia politica contro Filippo Facci per un articolo su Libero e quindi contrastando l’articolo 21 della Costituzione oggi c’è stato a piazza Montecitorio anche un flash mob organizzato dall’Intergruppo donne Camera e Differenza donna.
Boldrini all’attacco di La Russa: non può fare il presidente del Senato
Presente anche Laura Boldrini, del Pd, che ha sfruttato l’occasione per dire una cosa originale e cioè che le parole in difesa del figlio che La Russa ha messo nero su bianco il giorno in cui la notizia è uscita con un articolo in prima del Corriere della sera sono incompatibili col ruolo di vicepresidente del Senato.
“Penso che sia vergognoso quello che ha fatto il presidente del Senato La Russa – ha detto Laura Boldrini – dopo che ha visto questa ragazza in casa e, invece di capire come sono andate le cose e quindi di prendere le distanze da tutto quello che poteva essere accaduto, ha preso le difese del figlio e ha squalificato la ragazza, ha cercato di umiliarla, per altro creando un danno anche al figlio stesso. Se la ragazza, infatti, era effettivamente drogata è un’aggravante, facendo l’avvocato non ha fatto un gran servizio al figlio. Comunque sia, quel modo di pensare, che è sempre colpa della vittima è proprio quello che è alla base della violenza, ed è per questo che noi combattiamo ogni forma di pregiudizio”.
Ma i flash mob per le parole di Beppe Grillo gli esponenti del Pd li organizzarono?
Ora, non si ricordano flash mob per prendere le distanze da Beppe Grillo quando andava di moda il campo largo e cioè l’alleanza tra Pd e M5S. Il quale Grillo, da padre, andò molto oltre la colpevolizzazione secondaria della vittima che aveva denunciato suo figlio per stupro di gruppo. Tutto dimenticato, ora c’è La Russa da colpire e figuriamoci se certe femministe resistono alla tentazione di colpire il “nemico”. Una battaglia tutta politica, spacciata per battaglia in difesa delle donne. Ma chi ci crede?