Bellocchio: “Stupido pensare che torni il fascismo. Governo Meloni? Finalmente c’è un’alternanza”
A ottantaquattro anni è ancora uno dei registi più brillanti in circolazione. Reduce dal film “Rapito”, su Edgardo Mortara, il bambino ebreo rapito dalla Chiesa durante il periodo del potere temporale, presto in distribuzione negli Usa, Marco Bellocchio, l’autore de “I pugni in tasca”, si racconta come uomo di sinistra che non vede fantasmi all’orizzonte e preannuncia nuovi progetti editoriali, tra i quali un film su Enzo Tortora. Glissa sui premi vinti : “A parte il fatto che ci sono premi di diverso peso, però comunque metto in conto anche l’età. Vincere un premio a vent’anni è importante, a 80 lo è comunque ma uno ha quella moderazione e necessaria saggezza per affrontare la vita, i premi, il lavoro e via dicendo”. Parla dell’ispirazione sull’ultimo film “in una libreria, ho trovato un libro di Vittorio Messori ‘Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX’. Mi sono informato su questo rapimento, ho letto posizioni opposte e contrapposte, la storia mi ha sollecitato l’immaginazione e ho deciso di fare questo film”.
“Io di sinistra ma non temo fantasmi”
Sul momento del Paese: “Che momento è per l’Italia? Siamo in attesa, con questo governo di centro-destra. Vediamolo all’opera. Perché è una grande novità. Temere che torni il fascismo è stupido, è la prima volta che c’è una alternanza. Vediamo cosa succederà. Sono fiducioso che ci lasceranno lavorare anche se certamente le mie radici non sono. queste”. Sull’inizio della sua carriera: “Io volevo fare teatro, poi sono venuto a Roma per fare l’attore, solo dopo ho scoperto la macchina da presa. Ho capito che forse ero più adatto a stare dietro la macchina da presa che davanti. Gli attori migliori che ho guidato? Favino, Gifuni, ma anche Russo Alesi, Pierobon, Barbara Ronchi. Attori che si prendono molto sul serio, si preparano, scavano nei personaggi. Purtroppo c’è una media attoriale spesso, non sempre, danneggiata dalla televisione e c’è una crisi di presenze dovuta al Covid, ma il cinema italiano ha una sua vivacità. E’ senz’altro un cinema, quello italiano, più vivo di quello che si pensa”.
Il film su Enzo Tortora e il rapporto con la fede
Bellocchio ha anche parlato della sua idea di fare un film su Tortora: “C’è una possibilità, è chiaro che ora il film ‘Rapito’ mi ha molto coinvolto, vado in giro, mi interessa non abbandonarlo. Ma l’idea di un film su Tortora c’è. Il suo è un dramma, una tragedia, è interessante anche in relazione al mondo della televisione. Non so se il film si riuscirà a fare, è un tema complesso, però mi ci vorrei applicare dopo l’estate. Chi potrebbe fare Tortora? Se anche lo sapessi, non lo direi..”. Sul suo rapporto con la fede: “Non sono ateo, sono non credente. Nell’ateo c’è sempre un qualcosa come se fosse un guerriero contro la fede. Io non sono un guerriero contro la fede”.