Questo sarà l’ultimo fine settimana che lavoriamo per il fisco: i calcoli della Cgia di Mestre

3 Giu 2023 11:20 - di Federica Argento

Questo che ci apprestiamo a concludere è l’ultimo weekend dell’anno che lavoriamo per il fisco. In linea puramente teorica, infatti, mercoledì prossimo i contribuenti italiani terminano di pagare le tasse, le imposte, i tributi e i contributi sociali necessari per far funzionare le scuole; gli ospedali, i trasporti; per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, le pensioni. Lo afferma l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui in linea puramente teorica, giovedì 8 giugno si festeggia il “giorno di liberazione fiscale”:  se dall’inizio di gennaio al 7 giugno si è lavorato per pagare tasse e onorare  le richieste del fisco; dal giorno successivo e fino al prossimo 31 dicembre, invece, lo si farà per se stessi e per le proprie famiglie.

“Happy tax freedom day”

Il sito dell’Associazione reca un logo che è tutto un programma: “Happy tax freedom day”. La data dell’8 giugno è frutto di un’analisi del centro studi della Cgia. Emerge che per l’anno in corso sono stati necessari ben 158 giorni di lavoro (sabati e domeniche inclusi) per adempiere a tutti i versamenti fiscali previsti quest’anno:Irpef, Imu, Iva, Irap, Ires, addizionali varie;  contributi previdenziali/assicurativi. Rispetto al 2022, il tax freedom day di quest’anno “cade” un giorno prima.

Come si calcola il Tax Freedom Day

L’ufficio studi spiega come è giunto a stabilire che l’8 giugno è il “giorno di liberazione fiscale” del 2023: la stima del Pil nazionale prevista quest’anno (2.018.045 milioni di euro) è stata suddivisa per 365 giorni: ottenendo così un dato medio giornaliero (5.528,9 milioni di euro). Di seguito sono state “recuperate” le previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi sociali che i percettori di reddito verseranno quest’anno: circa  (874.132 milioni di euro) e sono state rapportate al Pil giornaliero. Il “giorno di liberazione fiscale” non costituisce un principio assoluto, ma un esercizio teorico- specifica la Cgia- .Che dimostra empiricamente, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia eccessivo il carico fiscale che grava sugli italiani. Una specificità che emerge dal confronto della nostra pressione fiscale con quella dei Paesi UE.

Il confronto con gli altri Paesi

Nel 2022, infatti, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 47,7
per cento del Pil; a Bruxelles si è attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dell’UE,
l’Italia si è “piazzata” al terzo posto. La Germania, invece, si è posizionata al 9° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12° posto con il 38,5 per cento.

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