Pirandello antifascista? Battista fa ironia sullo zelo di Michele Placido che ribalta le biografie
Pirandello antifascista? Ridicolo. Oggi su Huffington Post Pierluigi Battista, nella sua rubrica “Uscita di sicurezza”, ci parla di biografie ribaltate. E ironizza sul tentativo di Michele Placido di arruolare nei ranghi dell’antifascismo il fascistissimo Luigi Pirandello.
“Michele Placido – scrive Battista – sulla trincea sempre in allarme per la dittatura che sta soffocando l’Italia, dice che vuole trasmettere attraverso il teatro il messaggio antifascista di Luigi Pirandello. Antifascista Pirandello? Era un suo omonimo il drammaturgo che si iscrisse al Partito nazionale fascista all’indomani del delitto Metteotti (non so se mi spiego)”.
E fa notare che Pirandello disse: “Io sono fascista perché credo soltanto nella creatività dei singoli e non in quella delle masse“. Quindi un consiglio a Michele Placido: per essere antifascisti non è necessarie ribaltare la storia e le biografie.
Inoltre, Pirandello nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile. E nella sua ultima conferenza stampa, nel ’ 36, difese la politica estera del fascismo e la stessa guerra d’Etiopia. Accusando inoltre i giornalisti statunitensi di ipocrisia in relazione al loro colonialismo nei confronti dei nativi americani.
Pirandello fu comunque un intellettuale anti-ideologico e lontano dalle ritualità del regime. Lo sottolinea Luciano Lanna facendo notare che a scoprirne la genialità fu Adriano Tilgher, un pensatore e critico che a differenza di lui nel ’ 25 firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce.
“Ed era – prosegue Lanna – il “relativismo” il tratto specifico messo in rilievo da Tilgher: chi meglio del grande drammaturgo aveva saputo diagnosticare la fine delle certezze, il disperdersi dei valori e con essi dell’identità stessa dell’uomo borghese? Tanto che anche un altro grande pensatore “relativista”, Giuseppe Rensi, ebbe a scrivere: «Nell’Italia di oggi il fatto che non esista una ragione una, e che la ragione non giova a dirimere, si afferma come la filosofia dell’epoca. Ed è singolare che questa situazione abbia avuto due manifestazioni, indipendenti una dall’altra. Nel campo filosofico la mia. E in quello dell’arte il teatro di Pirandello, che non è altro che la mia filosofia portata con grandissimo ingegno sulla scena»”.