Per “Repubblica” e “Stampa” il successo di Meloni a Tunisi è solo una fake news
L’indubbia ritrovata affidabilità internazionale dell’Italia, i successi diplomatici inanellati in questi primi mesi dal governo Meloni, non ultima la trasferta a Tunisi, non vanno giù ai giornaloni megafono delle opposizioni. Sempre pronti alla critica feroce. Una volta sul capello fuori posto, un’altra volta sulla mise della presidente del Consiglio. Oggi per aver osato dialogare con il tirannico presidente tunisino Kais Saied.
Il successo diplomatico a Tunisi per qualcuno è un reato
Repubblica e Stampa spiccano per una lettura decisamente faziosa. La seconda visita di Meloni nella capitale tunisina, in doppia veste “europea” e di capo di governo italiano, da tutti i media, anche esteri, definita come un primo successo (certamente non un miracolo), per i due quotidiani è un buco nell’acqua. Zero risultati con l’aggravante del dialogo con un capo di Stato tiranno di un paese in odore di dittatura. Al premier Meloni non riconoscono neppure il ‘minimo sindacale’: il merito di avere messo la questione tunisina al centro dei riflettori europei. Già i titoli di Repubblica trasudano insofferenza.
Repubblica bacchetta Meloni e sottolinea la sfida di Saied
“La sfida di Saied a Meloni ‘non riprendiamo gli immigrati’, una lettura al contrario della notizia. I lettori devono sapere, insomma, che la Tunisia sfida Palazzo Chigi, guai a dire che la mediazione del governo italiano è foriera di buone notizie nella gestione dell’escalation migratorio del paese affacciato sul Mediterraneo. Per il quotidiano diretto da Molinari “il problema è che la missione europea della premier si conclude senza una svolta decisiva”. Bruxelles si sarebbe prodotta in un gesto di buona volontà rispedito al mittente da Saied. “Allergico a concessioni sul fronte dei diritti umani, ostile a firmare impegni per riformare il Paese. Tanto che dopo il ritorno a casa degli europei afferma: “Non accettiamo condizioni o diktat, l’Fmi deve rivedere le sue ricette dopodiché si potrà arrivare a una soluzione”.
Il memorandum d’intesa con Bruxelles non piace ai giornaloni
La mossa della premier, che dovrebbe culminare nella firma di un memorandum d’intesa tra Bruxelles e Tunisia, non può bastare. Non si sa bene che cosa avrebbe dovuto fare il governo italiano se non affrontare con coraggio il dossier Tunisia per evitare che l’implosione sociale e la pesante crisi economica del paese nordafricano diventi una minaccia europea e non solo. Tra le gravi colpe di Meloni anche quella di aver accettato i presunti diktat sul punto con la stampa. Si fanno le pulci anche qui. “Un video messaggio camuffato da dichiarazione alla stampa, con tanto di leggio e microfono spento. Su spinta dei tunisini, i tre ospiti parlano da un podio e senza giornalisti, tenuti lontano dal palazzo”.
La Stampa boccia il dialogo con il presidente tunisino
La Stampa, con un dotto pezzo dal titolo iperbolico “Al tavolo con il dittatore” di Domenico Quirico, boccia senza mezzi termini la postura meloniana di fronte al pericoloso e inaffidabile Kais Saied. La missione a Tunisia è letta come un imperdonabile atto di vassallaggio. “Il tunisino, destinatario di visite ormai quasi quotidiane, incalzanti, non solo più italiche ma prestigiosamente europee. A lui si rivolgono promesse di amicizia e sostegno in una prosa sempre più prensile: “insostituibile alleato”, “riferimento indissolubile e antico”. Una segatura di moine, complimenti, sensazioni affettuose a cui abbiamo convertito, da Roma, anche quegli scetticoni di Bruxelles. E lo definiamo un trionfo diplomatico”. Che cosa dovrebbe fare invece un Paese fieramente democratico? “Dovremmo fiutare subito le promesse olfattive dell’aspirante tiranno populista”, scrive Quirico. “Insaccarlo sveltamente e senza esitazioni nell’elenco dei nemici, da isolare e soffocare”. Il resto si vedrà. Una lettura che trasuda coerenza e dignità, ma un premier deve ispirarsi “anche” alla Realpolitik o no?