Memorie di Adriano, il capolavoro immortale del Novecento “nascosto” agli studenti

20 Giu 2023 13:33 - di Mario Campanella

Chissà che bello sarebbe se fra le tracce degli esami di maturità comparisse uno dei più grandi libri del Novecento, tormentato ed esistenziale, non a caso frutto metacognitivo dell’esistenzialismo francese. Però, Memorie di Adriano, il capolavoro di Margherite Yourcenar che compie 72 anni, in realtà nelle scuole italiane non ha mai messo piede.

Frutto dell’esegesi acuta della grande scrittrice franco-belga, il libro ripercorre in sei capitoli le memorie dell’Imperatore più illuminato, Publio Elio Traiano Adriano, che scrive le sue ultime lettere da malato terminale all’amato nipote adottivo Marco Aurelio.

Anima Vagula Blandula

Il libro appare con il capitolo d’esordio, che rese celebre il testo, Anima Vagula Blandula, che racconta il passo di esilio di Adriano, giunto ai sessant’anni, poco prima della morte. Di qui, il suo racconto si snoda nell’idilio con l’amato Antinoo, specchio della sua omosessualità, rifugio indiretto della vita non meno complicata dell’autrice.

Amato dai giovani di destra per la sua “religiosità” laica

Che Memorie di Adriano per la sua conformazione stilistica, per l’eccellente cultura descrittiva ma soprattutto per l’intimismo e la lirica autoctona sia stato un cult dei giovani di destra negli anni settanta e ottanta è un dato ineccepibile. La figura dell’imperatore, il suo costante ripensamento, nell’analisi della lunga esistenza, alla futilità del potere e alla sua caducità, ne fanno un simbolo dei vinti e, allo stesso tempo,un paradigma di religiosità laica.

Adriano che si perde nel dolore per la morte di Antinoo, che medita di dedicargli città e piazze contemporaneamente esalta l’amore come superamento della supremazia dell’avere. Solo nella contemplazione della bellezza l’uomo si salva e solo attraverso la trasformazione amorevole esso acquisisce una dignità che va oltre la definizione rigida tra potere e sua subordinazione.

La disperazione di Adriano, tradito dagli Dei per la morte del caro amato, è l’atto di resa del potere temporale dinanzi all’assoluto , la consapevolezza di una precarietà umana che egli sa accettare, seppure attraversando il dolore senza mai privarsene.

L’imperatore cerca di afferrare il senso del divino e di condurlo a una razionalità impossibile, accorgendosi del limite intrinseco alla sua natura umana . Egli è, appunto, solo un primus inter pares rispetto agli dei. Eppure, riesce a capire che vivere il presente è l’unica possibilità per non disperdere la sua vita accettando che finisca , con la morte, destino che accomuna tutti gli uomini.

Un libro da far leggere ai giovani per capire il senso della vita

Discostandosi dall’esistenzialismo sartriano, Yourcenar affida all’uomo la capacità di affrontare il tenue filo della vita con la capacità di essere altro da una dimensione puramente materialistica.

Il coraggio con il quale egli ama è  anche lo spirito del suo accomiatarsi dal mondo , simboleggiato da quell’ “Andiamo incontro alla morte agli occhi aperti” che chiude le pagine della sua vita. Un ultimo sguardo a fotografare la bellezza dell’immenso e poi la consegna a ciò che è immortale. Rileggerlo oggi sarebbe una lezione di umiltà e di bellezza dinanzi al dilagare del nichilismo e delle sue manifestazioni collaterali.

Privata del Nobel tanto meritato, Yourcenar fu la prima donna ad entrare nell’Accademia di Francia , in un novecento nel quale la cultura transalpina lasciò un profondo segno. Memorie di Adriano è il contro altare a La Nausea sartriana, il filo conduttore di una esaltazione umanistica che consegna ogni destino a una possibile catarsi. Per non rassegnarsi mai.

 

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