Maternità surrogata, la Corte di Strasburgo dà ragione all’Italia: bocciati i ricorsi di coppie gay
La Corte europea dei diritti umani ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro l’Italia di coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare il nostro Paese perché non permette di trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita, legalmente riconosciuti all’estero, per bambini nati tramite la maternità surrogata. La stessa decisione è stata presa anche per il ricorso di una coppia eterosessuale. La Corte in una nota ha spiegato le ragioni della sua decisione: “Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali – hanno osservato i giudici di Strasburgo – non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata”.
Maternità surrogata, la Corte dà ragione all’Italia: ricorsi coppie gay illegittimi
La Corte dà uno schiaffo alla cagnara della sinistra, grillini e opposizioni sparse, che da giorni hanno armato una guerra contro l’intervento della procura di Padova. Che, applicando le leggi in vigore in Italia – confermate dalla recente sentenza di Cassazione – ha deciso per lo stop alle trascrizioni. La sinistra a corto di argomenti ne ha fatto una crociata contro il governo Meloni.
Maternità surrogata, Montaruli: “Le motivazioni della Corte in linea con il governo”
“La Corte Europea dei diritti dell’Uomo ribadisce la legittimità dell’Italia a rifiutare la trascrizione del rapporto di filiazione riconosciuto all’estero a causa dell’accesso a una pratica vietata nella nostra Nazione». L’ha dichiarato il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Augusta Montaruli. «Una sentenza importante che ci soddisfa in pieno, soprattutto nelle motivazioni”.
La Corte di Strasburgo; “Possibilità di optare per l’adozione non utilizzata”
La motivazione della Corte è ineccepibile: “La possibilità di optare per l’adozione del figlio del partner che è genitore biologico non è negata. Perché in quel caso prevale il diritto del minore a veder mantenuto il rapporto affettivo già consolidato; senza che si violi il proprio diritto al legame con il genitore biologico. Al centro infatti rimane il concetto di tutela dei diritti del minore che prevale sempre: nel sapere da dove viene, nel non essere considerato alla stregua di un prodotto; nell’avere una mamma e un papà, a vedersi tutelato quando uno dei due manca. Questa tutela del diritto del minore ci rende ancor più determinati nella battaglia per l’utero in affitto reato universale”, ha concluso l’esponente di FdI.
Rampelli: “C’è un giudice a Strasburgo”
“C’è un giudice a Strasburgo. La sentenza della Corte europea dei diritti umani dimostra la strumentalità della battaglia delle coppie aspiranti omogenitoriali, costringendole a calare la maschera della falsità e dell’egoismo”. A parlare è il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli. “Utilizzare i bambini per fare battaglie ideologiche ignorandone i loro veri diritti, tra cui quello dell’accertamento del legame affettivo del genitore non biologico, è cinico e orribile. L’iscrizione all’anagrafe da parte del genitore biologico in attesa dell’adozione veloce da parte del secondo è l’unica strada che può impedire errori clamorosi. Che verrebbero pagati unicamente dai minori. La sinistra si arrenda di fronte alla realtà”.
Speranzon: “Falso che la legge sull’utero in affitto reato universale penalizza i bambini”
Pertanto, sgangherate e false alcune frasi che sono scappate, ad esempio, alla segretaria del Pd, Elly Schlein: “Ma cos’ha il governo Meloni contro i bambini?”. Frase atroce alla quale replica il senatore Raffaele Speranzon, vicepresidente vicario di Fratelli d’Italia a palazzo Madama. “È falso che la legge sull’utero in affitto reato universale penalizza i bambini. È vero esattamente il contrario: con questa legge Fratelli d’Italia punta a tutelare i bambini: in considerazione del fatto che l’utero in affitto è sempre un crimine contro le donne e contro i bambini; indipendentemente dal fatto che la gestazione avvenga in Italia o all’estero. Non esiste un diritto ad avere un figlio, per giunta sfruttando il corpo di una donna; e impedendole, per contratto, di crescere il bambino che ha portato in grembo. Esiste piuttosto il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre: due figure distinte e complementari”.