L’ex-sindaco di Lodi, Uggetti, assolto dopo 7 anni e 4 processi. Raimondo (FdI): avviare una riflessione

20 Giu 2023 20:57 - di Redazione

Dopo oltre sette anni e quattro processi si chiude con un’assoluzione “non punibilità” per la “particolare tenuità del fatto” l’iter giudiziario per turbativa d’asta dell’ex-sindaco di Lodi, Simone Uggetti, proprio nei giorni in cui si sta dibattendo la riforma della Giustizia voluta dal governo Meloni, che interessa, in particolare, proprio gli amministratori locali.

“Siamo felici e sollevati dell’esito, ma una giustizia che arriva così tardi non è necessariamente una buona giustizia e un buon servizio per i cittadini”, è il commento a caldo dell’ex-primo cittadino Uggetti, dopo che la terza sezione penale della Corte d’appello di Milano lo ha assolto, ritenendo lui e i coimputati Cristiano Marini e Giuseppe Demuro “non punibili” per la “particolare tenuità del fatto”.

Una decisione nel merito che non potrà essere impugnata dal pg Massimo Gaballo.

Uggetti, oggi 49enne, venne arrestato il 3 maggio 2016, tre anni dopo l’elezione a sindaco, con l’accusa di turbativa d’asta, per aver manipolato un bando da 5mila euro per la gestione delle piscine estive.

La custodia cautelare in carcere venne convalidata dal gip “per il pericolo di reiterazione del reato, ma soprattutto per l’alto rischio di inquinamento probatorio”.

Condotto a San Vittore, l’allora primo cittadino di Lodi ci restò per undici giorni, suscitando grande clamore mediatico e polemiche politiche, nel pieno della campagna elettorale per le amministrative.

Condannato a dieci mesi di reclusione e 300 euro di multa in primo grado dal Tribunale di Lodi il 29 novembre 2019, Uggetti – difeso dagli avvocati Pietro Gabriele Roveda e Adriano Raffaelli – venne poi assolto una prima volta in secondo grado dalla Corte d’appello di Milano il 25 maggio 2021.

Una sentenza accolta, allora come oggi, con un pianto liberatorio. Numerose le reazioni politiche, allora, prima fra tutte quella dell’allora ministro degli Esteri dell’M5s Luigi Di Maio, che chiede pubblicamente scusa all’ex-sindaco Pd per la “gogna” subita.

Passa meno di un anno e il 31 marzo 2022 la Cassazione annulla con rinvio la sentenza di assoluzione.

L’iter processuale torna in corte d’appello a Milano, dove oggi si chiude, “dopo – ha evidenziato Uggetti – sette anni di sofferenza incredibile mia e delle altre persone che sono state coinvolte ingiustamente in questo processo”.

“Sono lieto della notizia – dice il parlamentare di FdI, Fabio Raimondo, vice coordinatore regionale eletto proprio nel collegio uninominale di Lodi – sia personalmente, sia da avvocato che conosce bene quanto sono lunghi i procedimenti penali che poi vanno ad intaccare la serenita delle persone. In questo caso, secondo me, bisogna aprire anche una riflessione sul rapporto fra amministratore pubblici e giustizia penale e ciò che può succedere quando si amministra una città. E non a caso proprio in questi giorni la riforma della giustizia che sta portando avanti il governo Meloni è focalizzata proprio sull’abuso d’ufficio e sul tema delle intercettazioni”.

“Saluto con sincera gioia la notizia della assoluzione definitiva, nel secondo giudizio d’appello, di Simone Uggetti, l’ormai ex-sindaco di Lodi che per tutti noi – dice il presidente dell’Anci, Antonio Decaro – è stato il simbolo del trattamento ingiusto che troppo spesso subiscono gli amministratori quando un’inchiesta irrompe nella loro vita, macchia la loro immagine, spezza le loro carriere”.

“Penso che bisognerebbe tener presente anche storie come questa, durata sette anni e mezzo – aggiunge Decaro – nei giorni nei quali si dibatte in maniera accesa del rapporto fra amministratori e giustizia”.

In effetti una grandissima parte di sindaci del Pd, come Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, e Beppe Sala, primo cittadino di Milano, hanno applaudito l’iniziativa della Meloni sulla giustizia, in particolare sull’abuso d’ufficio, un tipo di reato che, a fronte di circa 5.400 processi, ha portato alla condanna di qualche decina di sindaci, bloccando, di fatto, le amministrazioni locali spesso impaurite o preoccupare di finire sotto processo.

Commenti

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  • Giuseppe Tamago 22 Luglio 2023

    Tra l’altro, l’accanimento processuale, in altri termini le enormi spese processuali di giudici, cancellieri procuratori, ecc., vengono accreditate come sempre ai contribuenti attingendo dalle tasse, oltre ad intasare i tribunali.