Le liquidazioni dei dipendenti pubblici vanno erogate subito. La Consulta crea un “guaio” all’Inps

23 Giu 2023 17:38 - di Redazione
liquidazione

La liquidazione spetta al dipendente pubblico nel momento in cui lascia il lavoro e non può essere differita. Con un’importante sentenza (sentenza 130) depositata oggi la Corte Costituzionale afferma che il rinvio dell’erogazione del Tfs  “contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia non solo nella congruità dell’ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione”.

In attesa del trattamento di fine servizio in questo momento, calcola uno studio della Uil, ci sono 1,6 milioni di pensionati del pubblico impiego. Mentre l’Inps calcola le somme che quindi non possono più essere procrastinate e devono essere versate ai dipendenti in 13,9 miliardi di euro.

Il trattamento di fine servizio, spiega ancora la Corte Costituzionale, costituisce “un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana”, e cioè al momento del pensionamento. Spetta ora al legislatore “avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta” individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore. E ciò tenendo conto anche degli impegni assunti con il Dpef.

Per i giudici costituzionali «non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa, tenuto anche conto che la Corte aveva già rivolto al legislatore, con la sentenza n.159 del 2019, un monito con il quale si segnalava la problematicità della normativa in esame.

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