La sorella di Giulia rivela: sapeva del tradimento da mesi. E da Impagnatiello il racconto delle atrocità
L’omicidio di Giulia Tramontano gronda sangue e dolore, eppure neanche le parole usate per descriverlo non bastano a quantificarne l’orrore, lo choc, il disorientamento per quanto accaduto. Le dichiarazioni del suo assassino, però; il suo racconto dell’omicidio e dei tentativi – ben due – di dare fuoco al corpo della compagna, che stava per dare alla luce loro figlio, quelle sì che sono agghiaccianti. Quelle sì che rendono plasticamente la ferocia delle sequenze e l’atrocità dei gesti compiuti dal barman 30enne che, la stessa madre dell’assassino reo confesso, Sabrina Paulis, ha definito tra le lacrime «un mostro», chiedendo perdono alla mamma di Giulia e a tutta la sua famiglia, davanti alle telecamere de La vita in diretta, «per aver fatto un figlio così».
Omicidio Giulia Tramontano: l’orrore negli atti e nelle dichiarazioni dell’assassino
Oggi tutto fa male. Quanto ammesso dall’assassino; quanto registrato e argomentato agli atti dell’indagine; quanto apprendiamo dai media e leggiamo nelle lacrime dei tantissimi cittadini accorsi a portare fiori e tributare un ultimo saluto a Giulia, che il suo assassino ha sfregiato anche dopo averla accoltellata più volte a morte, cercando di dare fuoco ai suoi resti e gettandone il corpo su un giaciglio di rovi che lo nascondevano a malapena. Così come ha provato a infangarne la memoria alludendo a suoi vani tentativi di farsi del male durante la lite che ha preceduto il delitto. O cercando di convincere fino all’ultima la sua amante di non essere il padre di quel figlio che Giulia portava in grembo.
Giulia, la sorella agli inquirenti: «Sapeva del tradimento già a gennaio»
Parole che moltiplicano l’orrore che Impagnatiello ha commesso, a cui fa da contraltare la verità raccontata dalla sorella di Giulia, Chiara Tramontano, quando lo scorso lunedì è stata sentita dai carabinieri della stazione di Senago, all’indomani della denuncia di scomparsa della 29enne. Un racconto agli investigatori ha messo a verbale che Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano erano già in piena crisi a gennaio. Spiegando che allora il barman aveva detto alla fidanzata «di avere un’altra relazione con una seconda ragazza e che, per via di questa situazione», Giulia «stava pensando di abortire in quanto era incinta» e di traslocare. La sorella ha inoltre aggiunto che le «problematiche sentimentali» tra i due erano sorte fin dall’inizio della loro convivenza, a febbraio 2021.
I problemi tra Giulia e Alessandro già da febbraio 2021
Le due sorelle, legatissime, vivevano lontane da cinque anni, ma si sentivano quotidianamente e trascorrevano le vacanze insieme. Chiara, di due anni più piccola, però non approvava la relazione con Impagnatiello. «Fin dall’inizio non ho mai avuto una grande stima di Alessandro», ha raccontato Chiara ai carabinieri. Perplessità manifestate anche alla sorella, che dal canto suo non le nascondeva che fin dal «febbraio 2021, quando è iniziata la convivenza» nella casa di Senago «c’erano problematiche sentimentali con il compagno», che «spesso assente per lavoro», lasciava Giulia a casa da sola.
Impagnatiello «spesso assente per lavoro», lasciava Giulia a casa da sola
Poi la situazione si aggrava, quando – prosegue Chiara – «nel mese di gennaio 2023 mia sorella mi riferiva che Alessandro le aveva confidato di avere un’altra relazione sentimentale con un’altra ragazza». Giulia, che ha superato il primo trimestre di gravidanza, lascia Senago e trascorre due settimane con la famiglia nella casa di Sant’Antimo, in provincia di Napoli. Racconta ai genitori di essere incinta e delle «problematiche sentimentali con Alessandro», ricevendo da loro tutto il supporto necessario. La ragazza si congeda dalla famiglia dicendo che «non avrebbe perdonato il fidanzato, ma sarebbe tornata a Senago temporaneamente, in attesa di trovare un’altra soluzione abitativa. Oppure di tornare dai genitori».
Poi la situazione si aggrava e sfocia in un omicidio efferato
Ma passano i mesi, e la 29enne resta a vivere con il compagno nel Milanese. Un uomo, Alessandro Impagnatiello – il 30enne rampante, barman divenuto assassino spietato – che nelle sue confessioni non ha lesinato parole orribili nel ricostruire agli inquirenti le fasi dello scempio che ha compiuto. «Il corpo era bruciato nella parte centrale, le ho dato fuoco con un accendino. Le fiamme, però, si sono spente da sole e non sono riuscito nell’intento di ridurre tutto in cenere», ha detto nell’interrogatorio in cui ha messo l’omicidio della fidanzata incinta che ieri sera la trasmissione Quarto Grado ha riportato, soffermandosi sulle frasi choc della confessione.
Lo scempio rivive nelle parole di Impagnatiello
Poi, riferendo quanto accaduto subito dopo il delitto nel tentativo di cancellarne le tracce, ha rivelato senza versare una lacrima: «Ho portato il corpo in bagno, l’ho messo nella vasca e lì mi sono reso conto di averla uccisa», racconta il giovane, ammettendo di aver cercato più volte di bruciare il corpo della futura mamma, anche utilizzando della benzina. «Poi alle cinque del mattino, visto che il giorno dopo dovevo andare a lavorare, mi sono buttato a letto». Si è “buttato” a letto. Proprio come nelle ore successive dichiarerà con la stessa freddezza di aver spostato il corpo nel box dell’abitazione. Poi nel garage. Quindi nel bagagliaio: «Alle 2.30 del mercoledì l’ho “gettato” nel luogo in cui è stato rinvenuto. Per un giorno sono andato in giro con il cadavere».
Violenza e sfregio, e secondo il gip nessuna premeditazione
Azioni, ammissioni, gesti e parole che sottolineano ed elevano all’ennesima potenza l’orrore e lo sfregio di un crimine terrificante. Un omicidio efferato di cui ieri il gip di Milano Angela Minerva ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Impagnatiello, escludendo però l’aggravante della premeditazione. Le “modalità” di “tempo e luogo” dell’omicidio di Giulia Tramontano, secondo il gip «non risultano essere state frutto di scrupolosa predisposizione». Così come «l’arma utilizzata» è stata scelta «non a seguito di un’accurata selezione», ma «rinvenuta sul posto».
Impagnatiello resta in carcere: ieri la convalida del fermo
Anche se, nel provvedimento che firma, la Minerva rileva comunque che l’omicidio è stato certamente «preordinato» a partire dalle 19, quando il barman compie la ricerca su internet «ceramica bruciata vasca da bagno», per poi provare a «dare fuoco al cadavere» dopo la morte della 29enne, che colloca fra le 20.30 e le 21. Una fotografia a tinte nere, quella che emerge dagli atti d’inchiesta e dalle parole usate dall’omicida reo confesso, che riecheggia anche in altri passaggi dei provvedimenti di fermo e di convalida del fermo.
E quella definizione di “futili motivi” che rilancia l’orrore di una morte inaccettabile
Come quando, nel testo con cui il gip ha convalidato arresto e custodia cautelare in carcere per Impagnatiello, scrive: «L’indagato ha riferito di aver agito senza un reale motivo perché stressato dalla situazione che si era venuta a creare. Menzionando tra l’altro, quale fonte di stress, non solo la gestione delle due ragazze. Ma anche il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza: per esempio sul luogo di lavoro». Motivi che hanno indotto gli inquirenti a riconoscere l’aggravante dei “futili motivi”: una definizione – e con essa l’idea che evoca – stride sanguinosamente con quanto accaduto alla povera Giulia…