Gli ultimi istanti di Diabolik. L’autista: “Era tranquillo, faceva telefonate. Poi quel colpo alla testa…”
Il racconto della morte di “Diabolik”, fatto dall’autista che era accanto a lui sulla panchina, quel 7 agosto 2019, è agghiacciante. “Fabrizio Piscitelli era tranquillissimo. Ci siamo seduti sulla panchina con le spalle al parco e la strada davanti, lui era alla mia destra e faceva telefonate. A un certo punto ho sentito tre passi che si avvicinano da dietro, di una persona che corre, e ho visto la pistola alla testa di Fabrizio. Poi il colpo esploso, un solo colpo. Mi è caduto il mondo addosso, nessuno si aspettava una cosa del genere”. Questo il racconto degli ultimo istanti di vita di Fabrizio Piscitelli fatto in aula da Eliobe Creagh Gomez l’autista cubano trentatreenne presente al momento dell’omicidio, sentito come testimone nell’udienza del processo davanti alla Terza Corte d’Assise di Roma per il delitto del capo ultrà, noto come ‘Diabolik’, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti che vede imputato Raul Esteban Calderon.
Diabolik e il delitto: alla sbarra l’argentino Raul Esteban Calderon
L’argentino, che segue l’udienza in videocollegamento dal carcere di Larino, è accusato di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. Calderon rinviato a giudizio lo scorso 5 dicembre, era stato arrestato nel dicembre del 2021 dopo l’inchiesta condotta dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calo’. Nel procedimento sono parti civili i genitori, il fratello e la sorella di Piscitelli. “Ho visto Fabrizio accasciarsi – ha ricostruito in aula il cubano rispondendo alle domande dei pm Rita Ceraso e Mario Palazzi – mi sono alzato, ho visto una persona che correva con la pistola in mano, una persona sportiva, più alta di me, più di 1,80. Ricordo che aveva qualcosa sul braccio e un pantaloncino fino al ginocchio”, ma del volto del killer l’autista di Piscitelli ha detto di non ricordare nulla. Gomez ha ripercorso nella sua testimonianza il suo rapporto con Diabolik.
“Ho conosciuto Fabrizio Piscitelli tre-quattro mesi prima dell’omicidio. Lavoravo in un bar su via Tiburtina dove l’ho incontrato e sempre lì – ha detto il cubano – ho conosciuto Fabrizio Fabietti. Eravamo in un rapporto di confidenza, di amicizia io sono della Lazio, parlavamo di calcio e ci siamo avvicinati. Da subito abbiamo avuto un bel rapporto, per me rappresentava molto. In quel periodo avevo perso il lavoro, Piscitelli non aveva la patente mentre io guidavo la macchina e ho iniziato a portarlo in giro con la sua jeep Compass. Comunicavamo attraverso la app Signal. La mia mansione – ha precisato Gomez- era quella di autista, non di bodyguard. Fabrizio non aveva bisogno della sicurezza”.
I testimoni che hanno visto scappare l’assassino
Nel Parco degli Acquedotti Gomez e Piscitelli c’erano stati anche il giorno prima dell’omicidio. “Eravamo andati al parco, ci siamo seduti sulla stessa panchina e anche in quell’occasione non mi ha detto nulla sul perchè eravamo lì. Ma a un certo punto mi ha detto che potevamo andare via perché aveva sbagliato il giorno. E ci siamo tornati il giorno dopo”, ha spiegato. Nel processo che vede imputato Calderon oltre all’autista cubano sono stati sentiti alcuni testimoni che erano al Parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019
“Stavo andando a piedi verso il parco degli Acquedotti e all’altezza di piazza di Cinecittà, mentre attraversavo le strisce con il verde per i pedoni, ho notato che stava arrivando uno scooter, sopra i cinquanta di cilindrata: è passato velocemente ‘tagliando’ la Tuscolana con il rosso. A bordo c’erano due persone, ricordo che avevano casco, occhiali da sole, pantaloncini e maglietta”, racconta uno dei testimoni. “Quando ho visto lo scooter non sapevo cosa fosse successo, poi quando sono arrivato al parco c’era la Polizia e ho visto il corpo a terra e gente intorno. Lì ho ricollegato con il passaggio dello scooter”, ha raccontato ancora il teste rispondendo alle domande dei pm Mario Palazzi e Rita Ceraso. A seguire sono stati sentiti altri testimoni che hanno confermato di aver sentito il colpo e visto allontanarsi un uomo “in tenuta da runner”, “alto circa 1,80-1,85” che andava via verso via Lemonia.