E se il “generale” De Gregori fosse di destra? Analisi di un possibile paradosso storico

30 Giu 2023 15:05 - di Mario Campanella

La costruzione di un totem è simile per sua natura al dogma. Non accetta obiezioni. Chissà che non sia eretico di per sé immaginare un ipotetico Pantheon culturale originariamente assegnato alla sinistra riassumibile come destra. O, meglio ancora, come anarchismo di conservazione. Una logica prezzoliniana che potrebbe riguardare Francesco De Gregori.
72 anni , romano, definito reazionario per una certa, legittima tendenza a coltivare il benessere, negli anni settanta, quando emerse prepotentemente sulla scena musicale imponendosi come uno dei migliori cantautori italiani. Pur dichiarandosi di sinistra, votando  socialista, non nascondeva la vocazione borghese, che gli costò anche qualche problema.

L’aggressione a Milano

Il 2 aprile 1976, a Milano, al termine di un’esibizione già complicata, De Gregori subisce un’aggressione, che fa scalpore sui giornali e lascia un segno anche sugli altri cantautori – ne verranno fuori perfino delle canzoni, Vaudeville di Roberto Vecchioni, che era presente, ed Era una festa di Edoardo Bennato. La vittima così la descrive: “Vennero a prendermi nei camerini in dieci, uno aveva una pistola, e mi fecero tornare sul palco, dove venni sottoposto a una sorta di processo popolare”. In sostanza venne accusato di essere un borghese e di arricchirsi con le canzoni. Fra gli aggressori, c’è chi lo ammonisce: “Vai a fare l’operaio e suona la sera a casa tua”.

La laurea con De Felice e la tesi su Mussolini

Nel dicembre del 2003 De Gregori rilascia un’intervista choc al Corriere della Sera in cui dichiara che non voterà più a sinistra e racconta la sua giovinezza.: “Ho studiato storia  a La Sapienza con Renzo De Felice e mi sono laureato con una tesi su Mussolini “. E la tesi del cantautore romano non poteva non riguardare il Mussolini socialista, quella parentesi sostanziale e giovanile del Duce che affascinava tanto De Gregori al punto da dedicargli Il suo lavoro finale. Non una discussione sul regime ma sull’adesione alla tesi socialista e l’influenza di Proudhon nella formazione del direttore de L’Avanti tra gli inizi del novecento e lo strappo del 1914. De Gregori tracciò il percorso giovanile di Mussolini, dal diploma di maestro elementare, l’esilio in Svizzera, sino all’attività organica nel Psi. Per il cantautore la successiva creazione del fascismo, così come sostenuto da De Felice, partii ovviamente dalle radici socialiste, recuperate successivamente alla tragedia della guerra, a Salò, e fautrici delle riforme sociali. “Era privo di scrupoli ma estremamente intelligente – disse l’autore de La donna cannone – una figura che De Felice mi rese familiare pur nella sua doppiezza”. De Gregori passò dallo studio di Marcuse a quello del fondatore del regime, trascinato dal carisma del suo mentore , capace di resistere alle critiche di Amendola e del Pci.

Un po’ anarchico, un p’ conservatore

Tutta la discografia del cantautore romano, dal boom di Rimmel sino al Cuoco di Salò è un inno alla conservazione anarchica. La sua esegesi musicale , pacifista e rivoluzionaria incrocia quella della destra anni settanta e ottanta da cui appare sideralmente lontano nelle azioni. Generale è intrisa di pacifismo e di retorica della bellezza , che assume come contraltare alla guerra e alla sua stupidità la bramosia di una esistenza scevra dal conflitto come situazione di superiorità. Ci sono tracce di Celine nel testo e nella denuncia a una supremazia delle imposizioni che viene percepita come imperialismo e pensiero unico.

Il cuoco d Salò

Il 2001 De Gregori pubblica: “Il cuoco di Salò”. E’ un successo dirompente e scandaloso che ripercorre lo scontro civile della seconda guerra. Il cantautore sembra richiamare le parole dette cinque anni prima da Luciano Violante,  dando un verso alle generazioni folli e inquiete di sedicenni che andarono incontro alla “bella morte”. Non un testo revisionista,, anzi, ma una sorta di poesia comprensiva verso gli altri italiani schierati “dalla parte sbagliata”. Una canzone che maturò nel solco di un periodo di feconda pacificazione ( poi svanito) ma che aveva solo lo socpo di rendere sentimentale e passionale la tragicità della guerra.

Lo zio ucciso a Porzus

Lo zio, Francesco come lui, è stato un militare e partigiano italiano ufficiale dell’Esercitomedaglia d’oro al valor militare alla memoria, partigiano democristiano (fazzoletti verdi) ucciso da un gruppo di partigiani comunisti (fazzoletti rossi) garibaldini e gappisti nell’eccidio di Porzûs. Una morte, come quella del fratello di Pierpaolo Pasolini, che segnò profondamente e culturalmente il cantautore e la sua famiglia.

W l’Italia

Per tanti anni il Msi utilizzò W l’Italia come colonna sonora dei suoi comizi. La “destra sociale” vi unì anche “La Storia siamo noi“, suscitando polemiche. Nel frattempo, il “generale” non vota più. E’ deluso dalla sua sinistra. Non è più la sua. Chissà che non cambi idea. E non voti diversamente..

 

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