Così 4 afghani trasferivano i clandestini dall’Italia alla Germania: 1.500 euro a immigrato attraverso l’hawala

6 Giu 2023 12:41 - di Redazione
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Utilizzava il vecchissimo metodo informale dell’hawala la cellula di 4 trafficanti afghani di esseri umani arrestati fra Francia e Germania dai carabinieri con l’accusa di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina e di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, nell’ambito di un’indagine internazionaleParepidêmos” che è riuscita a ricostruire la rotta per esfiltrare i clandestini sbarcati in Italia – considerata il punto di approdo europeo – e farli arrivare negli altri Paesi.

L’inchiesta sull’organizzazione di afghani, smantellata dai carabinieri, che ricollocava i clandestini in Europa è partita nel 2020 quando, in seguito ad un aumento esponenziale del numero di sbarchi di immigrati registrato sul litorale reggino, in particolare sulla costa ionica, i carabinieri avviarono un approfondimento informativo ritenendo vi fosse dietro una rete di trafficanti di esseri umani.

L’attenzione dell’Arma si è concentrata, a quel punto, sui movimenti successivi allo sbarco dei clandestini che, a causa della pandemia da Covid-19, venivano messi in isolamento fiduciario nei Centri di contenimento sanitario temporaneo.

Ed è proprio osservando quello che accadeva nei Centri  che i carabinieri notano a Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, un 40enne afgano, residente in Francia, a bordo di un furgone con targa transalpina.

Le indagini, avviate sotto il coordinamento della Dda reggina, con l’aiuto di Eurojust, del Direttorato per la lotta al crimine della Bundespolizei in Germania e, in Francia, della Police Nationale, le Brigate Mobili di ricerca della Direzione Centrale della Polizia di frontiera di Bordeaux e Marsiglia, hanno consentito di registrare i movimenti dell’afgano che, dopo avere fatto salire a bordo 10 connazionali, ha percorso l’intero territorio nazionale, facendo tappa in Abruzzo, in Lombardia e in Liguria, uscendo successivamente dal valico del Frejus.

Successivamente l’afghano ha, più volte, nuovamente varcato il confine dopo essere stato controllato dai carabinieri di Susa prima di fare ingresso nel traforo del Frejus, circostanza questa che ha cristallizzato in maniera univoca l’intenzione del conducente di lasciare l’Italia per accedere in Francia.

Nel corso del controllo i carabinieri avevano annotato che l’afghano era unico occupante del mezzo mentre sui sedili posteriori erano ammassati alcuni bagagli all’interno dei quali vi erano pannolini per bambini ed altri vestiti chiaramente non appartenenti all’immigrato.

Nella parte posteriore del mezzo i carabinieri scoprivano un vano creato ad hoc per nascondere le persone.
Proprio questa circostanza, unita al fatto che i clandestini erano poi stati abbandonati in una zona di montagna, al freddo ed alle intemperie, su sentieri scoscesi ed impervi, ha indotto la Procura reggina a contestare le aggravanti, confermate dal gip, di avere esposto le persone trasportate a pericolo per la loro vita sottoponendondoli a trattamento inumano e degradante.

Come detto è stato individuato anche il canale finanziario per le transazioni economiche, che utilizza lo storico metodo dell’hawala, un sistema di trasferimento di denaro basato sul brokeraggio informale e su relazioni non contrattuali attraverso intermediari locali che trattengono una commissione.

La somma versata – nello specifico 1.500 euro per ogni clandestino trasportato veniva successivamente rimborsata dal primo al secondo intermediario, con tempi e mezzi variabili, secondo le circostanze.

Attraverso una segnalazione, inserita nella Banca dati Schengen, l’afghano veniva arrestato dalla polizia francese a Montgeneve (nel lato transalpino della località di frontiera) sorpreso mentre valicava il confine con sei connazionali clandestini.

Le indagini successive, proseguite con l’aiuto dei canali Eurojust ed Europol, hanno ricostruito i contatti e la logistica della catena di trasbordo dei clandestini, consentendo di individuare tutta la filiera criminale di immigrazione clandestina degli afghani localizzata in Turchia, Italia, Francia e Germania.

Sono stati così ricostruite le identità e i ruoli degli altri afghani coinvolti: il primo è, appunto, considerato il promotore, l’organizzatore e l’autista. Un altro afghano aveva il ruolo di intermediario tra il passeur e i parenti dei clandestini trasportati.
Un terzo complice, localizzato a Marsiglia, si occupava dell’accoglienza degli immigrati.
Un quarto afghano, che viveva in Germania, rappresentava il terminale delle somme erogate a titolo di compenso per il viaggio.
In definitiva, gli investigatori sono certi che i 4 aghani rappresentino la cellula, localizzata sul territorio continentale, attraverso la quale gli immigrati, una volta giunti nel reggino, dopo l’arrivo in Italia bordo di imbarcazioni riuscivano ad allontanarsi indisturbati dai Centri di accoglienza e a partire verso località del Centro Europa.

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