Battaglia sulle opere di Céline: dai pronipoti veto alla pubblicazione degli scritti antisemiti

27 Giu 2023 15:05 - di Redazione

“È la nostra battaglia numero uno. Niente è più importante per noi”. In quanto pronipote dello scrittore francese Louis-Ferdinand Céline (1894-1961), Guillaume Grenet è convinto che lui e i membri della sua famiglia lotteranno “fino all’ultimo respiro” per far sì che i pamphlet antisemiti del loro illustre nonno – “Bagatelle per un massacro” (1937), “La scuola dei cadaveri” (1938), “La bella rogna” (1941) – non vengano mai più ripubblicati: sono tutti scomparsi dal panorama letterario e mai più ripubblicati in Francia dopo la Liberazione.

A pochi mesi dalla pubblicazione postuma da parte di Gallimard di tre opere inedite di Céline (“Guerre” – già tradotta in italiano con il titolo “Guerra” da Adelphi, “Londres” e “La volonté du roi Krogold”), nel 2022 e nel 2023, Grenet e altri quattro pronipoti dell’autore di “Viaggio al termine della notte”, nonché due delle sue nipoti, Annick e Françoise Turpin, hanno intrapreso un’azione legale contro la casa editrice parigina e gli eredi dello scrittore: François Gibault e Véronique Robert Chauvin. L’avvocato Claire Simonin ha inviato loro un atto di citazione lo scorso 15 giugno, come riferisce il settimanale “Le Point”. Una prima udienza si terrà il 4 settembre davanti alla Prima Sezione Civile del Tribunale Giudiziario di Nanterre.

Al centro di questa azione legale c’è l’esercizio del “diritto di divulgazione” sulle opere postume di Céline. Questo diritto è una delle quattro forme di diritto morale riconosciute agli autori, insieme al diritto di paternità, al diritto al rispetto dell’opera e al diritto dell’autore di ritirarsi e pentirsi. Il Codice della Proprietà Intellettuale francese garantisce che l’autore “ha il solo diritto di divulgare la sua opera”. Dopo la sua morte, questo diritto “perpetuo, inalienabile e imprescrittibile” ma “trasmissibile” è esercitato dall’esecutore o dagli esecutori testamentari (Céline non ne ha nominati) e, a meno che l’autore non voglia diversamente, nel seguente ordine: discendenti, coniuge o altri eredi. È l’esercizio di questo diritto, di cui si sentono privati, che i discendenti diretti dello scrittore rivendicano ora.

C’è, infatti, un problema: Colette Destouches, l’unica figlia di Céline (la nonna di Guillaume Grenet), ha rinunciato all’eredità alla morte del padre nel 1961, nonostante non avesse lasciato alcun testamento. Allo stesso modo, il marito di Colette, Yves Turpin, che aveva un pessimo rapporto con il suocero, rinunciò a qualsiasi eredità a nome dei figli minori (tra cui Annick e Françoise), in qualità di rappresentante legale. Di conseguenza, Lucette Almanzor, la seconda moglie dello scrittore, ne raccolse tutti i frutti, in particolare esercitando tutti i diritti d’autore del defunto marito fino alla sua morte. L’ex ballerina, deceduta nel 2019 all’età di 107 anni (non aveva figli propri), ha nominato eredi il suo avvocato François Gibault e una sua ex allieva e amica, Véronique Robert-Chauvin.

“Poiché Céline non aveva nominato la vedova Lucette Almansor come esecutrice testamentaria, il diritto di divulgare le sue opere postume non sarebbe dovuto spettare a lei, secondo la legge. Soprattutto, dopo la sua morte, questo diritto morale sarebbe dovuto tornare ai discendenti di Céline. La figlia Colette non vi ha mai rinunciato espressamente, né alcun giudice ha autorizzato il marito a rinunciarvi a nome dei cinque figli”, sostiene l’avvocato Claire Simonin interpellato da “Le Point”.

“Eppure né l’editore né i due eredi di Céline si sono presi la briga di consultare i miei clienti prima di pubblicare i manoscritti ritrovati in un baule nel 2021 e che Louis-Ferdinand Céline aveva abbandonato nel 1944 nella sua casa di rue Girardon, a Montmartre, quando era fuggito da Parigi per la Germania. Nessuno si è preoccupato di discutere con loro il progetto di ripubblicare gli opuscoli antisemiti nel prossimo futuro”, dice Claire Simonin.

L’avvocato Simonin sta, quindi, cercando di far designare dal tribunale i suoi clienti come “unici proprietari dei diritti morali, in particolare del diritto di divulgazione”, delle opere di Céline. Vuole inoltre che su ogni copia venduta di “Guerre”, “Londres”, “La volonté du roi Krogold” e della versione arricchita di due volumi della Pléiade di Gallimard, pubblicati sulla base delle 6.000 pagine manoscritte ritrovate nel 2021, sia indicato che i discendenti di Céline “non ne hanno autorizzato la pubblicazione”. Come risarcimento danni, si chiede al tribunale di pagare loro la somma di 2 euro per ogni copia venduta da quando i libri sono stati messi in circolazione.

 

 

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