Addio a Silvio Vita, tra i principali studiosi del Giappone. Per anni direttore dell’Iseas a Kyoto
E’ morto a Kyoto Silvio Vita, classe 1954, uno dei più importanti studiosi italiani del Giappone. Vi si era recato non appena terminata l’università, attratto dal pensiero e dalle filosofie orientali. Lì aveva formato una famiglia con la moglie Kumi e i due figli Nicola e Francesca. Ma almeno quattro volte l’anno tornava nella sua Italia, la nazione dove erano le sue radici e dove, giovane studente del liceo Tacito, aveva militato a destra col fratello Renato. I fratelli Vita erano conosciuti dal mondo dell’attivismo romano per coraggio e dedizione. Silvio poi era stato gravemente accoltellato per le sue scelte politiche e il suo nome figurò nelle cronache sanguinose degli anni di piombo. Anche la madre, docente al Tacito, era conosciuta per la sua forza d’animo: era infatti capace di fronteggiare, da sola, i cortei scalmanati degli autonomi che a lei non incutevano alcun timore.
Silvio Vita terminò i suoi studi all’Orientale di Napoli e subito dopo si recò in Giappone, vincitore di una borsa di studio, per seguire la sua vocazione di studioso. Tra i suoi professori anche Pio Filippani Ronconi. L’ambasciata d’Italia in Giappone ha dato notizia della sua morte sottolineandone la rilevanza nel mondo della nipponistica. “Ci ha lasciati il Professor Silvio Vita, profondo conoscitore del Giappone e più volte direttore della Scuola Italiana di Studi sull’Asia Orientale di Kyoto”, ha scritto la sede diplomatica italiana. “Ricordiamo – ha continuato – il suo incessante impegno per il miglioramento delle relazioni tra Italia e Giappone attraverso la cooperazione accademica”.Vita, docente presso l’Università di lingue straniere di Kyoto, ha diretto l’ISEAS dal 2001 al 2005 e dal 2008 al 2012. E’ stato uno specialista di fama mondiale delle religioni dell’Asia Orientale e della storia culturale e intellettuale del Giappone. In Italia ha insegnato all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e all’Università di Roma “La Sapienza”. Prima di ammalarsi, un anno fa, stava approfondendo per una futura pubblicazione la storia della cristianizzazione del Giappone.
Vita era il tipo del “saggio” che sa mantenere ironia e leggerezza, e che pur consapevole dei suoi meriti, rimane pronto al dialogo con tutti. Legatissimo ai fratelli Letizia e Renato. In particolare a Renato, che è subito volato in Giappone, con cui ha condiviso le speranze e le ombre di una malattia affrontata con grinta e caparbietà. “Non si è mai lasciato andare – racconta Renato Vita – aveva tanti progetti, continuava a studiare e a fare ricerca. Ma con me, tutti giorni, parlavamo di cose leggere. Da quando siamo nati e finché non è andato in Giappone noi abbiamo condiviso tutto. C’era un legame molto profondo. Oggi c’è stato qui a Kyoto un rito buddista cui hanno preso parte tanti professori e anche i suoi studenti. Poi celebreremo il funerale cattolico e le sue ceneri resteranno in parte qui dove ha vissuto e studiato e in parte saranno trasferite nella nostra tomba di famiglia in Italia”. In tanti, dall’Italia, stanno chiamando Renato per sapere, per esprimere cordoglio e dolore per una perdita che colpisce tutto il mondo della destra oltre al mondo accademico in cui Silvio Vita primeggiava per rigore e lucidità. E a tutti il fratello Renato ripete: “E’ come se fosse morta con lui anche una parte di me”.