Utero in affitto, monsignor Suetta: “È una pratica disumana. Giusto renderla reato universale”

31 Mag 2023 20:55 - di Redazione

Ben venga il primo sì del Parlamento (in attesa del dibattito in Aula il prossimo 19 giugno) alla maternità surrogata come reato universale. La svolta impressa dalla maggioranza di centrodestra sull’utero in affitto viene registrata con favore dai vescovi italiani. Che da tempo lanciano l’allarme della pratica dell’utero in affitto, appunto, come “problema universale”.

Utero in affitto, i vescovi apprezzano il primo sì al riconoscimento di reato universale

Il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, interpellato dall’Adnkronos, non nasconde la sua soddisfazione. “Perché credo che la maternità surrogata sia una delle situazioni più evidentemente immorali e innaturali. Mi auguro che questo tipo di riflessione prosegua e che questa pratica disumana venga il più possibile arginata”. Sulla sinistra che fa le barricate, il vescovo non ha dubbi. “Purtroppo c’è un accanimento ideologico. E qui uso in maniera molto convinta l’espressione che usa il Papa. Che ha spesso fatto cenno alla colonizzazione ideologica. Ed è realmente così”.

Mons Suetta: è una pratica disumana frutto di una deriva ideologica

Le radici di questa deriva sono molto antiche, aggiunge. “Vanno cercate lontane nel tempo. E  sono radici profondamente anti-cristiane e anti cattoliche. Che da tempo pervadono il pensiero in generale. In questa deriva di tipo antropologico, queste ideologie condizionano notevolmente anche la vita politica ed economica dei Paesi”. Ideologie, chiarisce monsignor Suetta, che hanno in comune la volontà di destrutturazione a fini fondamentalmente manipolatori e di potere. “Penso alle grandi lobby che tendono a soffocare l’autonomia degli Stati. E anche la stessa attività politica”.

Nessun naufragio della civiltà giuridica

Il vescovo contesta anche chi parla di naufragio della civiltà giuridica nel caso del reato universale per l’utero in affitto. “Come esiste una comune linea di azione tra gli Stati naturalmente sancita da patti e trattati, si tratta di riconoscere che questa è una pratica intrinsecamente negativa. E quindi sotto l’aspetto giuridico, nonostante alcuni Stati la consentano , rimane un grave reato nei confronti del bambino e delle donne usate per questa pratica disumana. Riconoscere perciò che va perseguita è esito di buon diritto”. Il rischio nell’applicazione internazionale potrebbe anche sussistere – ammetta – ma credo che questo pensiero e risvolto pratico nulla tolga alla bontà del provvedimento. “Occorre intanto affermare il principio e poi applicarlo. Anche il fatto che se ne discuta. E se ne evidenzino le ragioni è già un contributo significativo per risvegliare le coscienze”.

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