Trans manganellato, Beppe Sala ha lasciato gli agenti senza taser. De Corato: non hanno voluto darglielo

25 Mag 2023 17:54 - di Redazione

La Procura di Milano sta valutando quali agenti della polizia locale dell’amministrazione di Beppe Sala indagare per il pestaggio del trans – un uomo di origini brasiliane senza fissa dimora con precedenti giudiziari – che, secondo le relazioni di servizio, dopo aver dato in escandescenze mezzo nudo in prossimità di una scuola per bambini all’interno del Parco Trotter si è ribellato al fermo colpendo a testate la lastra protettiva della macchina di contenimento e, poi, sferrando un calcio al petto contro una delle guardie intervenute.

Per ora il fascicolo per violenza aggravata dall’abuso della pubblica funzione è a carico di ignoti ma i magistrati milanesi sono al lavoro per capire se e quali responsabilità attribuire ai quattro agenti della polizia locale di Milano immortalati – ieri mattina, mercoledì 24 maggio – mentre circondano e colpiscono il transessuale brasiliano che, poco prima, avrebbe dato in escandescenze cercando faticosamente di contenerlo con i manganelli.
Poco prima il transessuale aveva detto di avere l’Aids ed avrebbe sputato contro gli agenti divincolandosi e riuscendo a fuggire.

Ma, intanto monta la polemica sulla dotazione degli agenti mandati allo sbaraglio senza taser perché la sinistra milanese, capeggiata da Beppe Sala, non ha voluto  farglielo avere.

“C’è un ordine del giorno voluto e approvato dall’allora maggioranza di Centrosinistra nello scorso mandato di Sala – ricorda Riccardo De Corato, vicepresidente della Commissione affari costituzionali della Camera ed ex-vice sindaco delle giunte di centrodestra milanesi – in cui si dice che a Milano non si devono fornire i taser alla polizia locale“.
Per questo motivo gli agenti ieri mattina sono stati costretti a ricorrere ai manganelli per cercare di fermare e arrestare il trans appena fuggito dalla macchina della polizia.

“Il problema – aggiunge De Corato – è che questo trans qui non sanno neanche chi è. E, d’altra parte, il Parco Trotter è famoso perché vi si ritrovano questi trans e i residenti della zona hanno più volte manifestato e protestato chiedendo l’intervento della polizia locale per ripristinare la legalità“.

Il fatto che il transessuale ha rifiutato di essere medicato ed è sparito porta, come conseguenza, che senza una denuncia formalizzata entro 90 giorni, il pm è costretto a fermarsi come prevede la nuova riforma Cartabia. Il reato è, infatti, perseguibile con querela di parte con la riforma Cartabia .
Quindi se il trans non farà denuncia, la Procura sarà costretta a chiudere l’indagine dichiarando l’improcedibilità.

In attesa che il trans venga rintracciato o sentito dagli inquirenti, i magistrati procedono, per ora, a carico di ignoti per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione. E’ escluso che le iscrizioni nel registro degli indagati arriveranno già oggi, perché in Procura vogliono definire e distinguere con chiarezza la posizione degli agenti intervenuti per sedare l’uomo transgender, il quale ha tentato di fuggire dagli agenti che lo stavano portando in auto al comando di via Pietro Custodi per identificarlo.

Il trans 41enne è stato ripreso in due video amatoriali, oltre che dalle telecamere della zona che potrebbero fornire una durata maggiore di quanto accaduto in via Sarfatti, in cui vengono immortalati i quattro agenti della polizia locale che si avvicinano, uno la colpisce con un manganello e un altro con dei calci, la immobilizzano con dello spray al peperoncino e poi la ammanettano prima di denunciarlo per resistenza a pubblico ufficiale.

L’aggiunto Tiziana Siciliano sta valutando le relazioni di servizio, fatte dalle due pattuglie, su quanto accaduto in via Sarfatti, a pochi passi dall’università Bocconi, per valutare se indagare tutte le divise presenti oppure se il comportamento di qualcuno è diverso da quello di chi materialmente si vede colpire la persona disarmata.
Atteggiamenti e responsabilità personali che potrebbero cambiare il destino giudiziario dei quattro agenti, anche se la Procura potrebbe decidere di indagare – a garanzia – tutti.

Al momento i quattro agenti e il trans non sono stati sentiti dall’autorità giudiziaria. E dalla Procura sottolineano che “i tempi dell’indagine non sono quelli della stampa”.

Del caso, da quanto si apprende, se ne sta interessando anche il Consolato brasiliano. In questo momento gli sforzi sono concentrati per acquisire tutti gli elementi – relazioni, immagini e testimonianze – che possano far capire l’intero episodio – durato circa un’ora, dalla prima telefonata con la richiesta di intervento – che nasce in via Giacosa , dove si trova la scuola Comunale dell’Infanzia, e che si conclude ben distante.

Sono stati sentiti i primi testimoni di quanto accaduto ieri a Milano. Le testimonianze serviranno a fare luce su quanto accaduto a pochi passi dal parco Trotter, dove c’è un primo intervento dei ‘ghisa’, quindi in via Sarfatti dove i video mostrano le manganellate e l’uso dello spray al peperoncino.

Le testimonianze, insieme all’acquisizioni delle immagini delle telecamere della zona, potranno far luce sull’episodio, sebbene non si nasconde che ricostruire la “dinamica del durante” – ossia il tragitto in auto, fino a quanto ripreso dai cellulari e postato sui social da alcuni studenti – “è complicato” ammettono in procura.

Stamane, proprio in Procura, c’è stata una prima riunione tra l’aggiunto Tiziana Siciliano e il comandante della polizia locale di Milano, Marco Ciacci per fare un punto sulle indagini sull’episodio.

Ieri mattina, mercoledì 24 maggio, è stato proprio un vigile a chiedere l’intervento dei colleghi in via Giacosa perché una persona, poi identificata in un uomo transessuale di origini brasiliane, stava dando in escandescenze: avrebbe iniziato a urlare e forse a denudarsi, oltre a minacciare alcuni presenti.

Anche un genitore, che accompagnava il figlio nella scuola distante circa 500 metri, avrebbe chiamato le forze dell’ordine (ci sono verifiche in corso), ma le urla e gli insulti sono confermati da alcuni testimoni, tra i primi ascoltati in giornata. E quanto realmente accaduto, intorno alle 8 di ieri, potrebbe essere ricostruito anche dalle telecamere presenti in zona.

Ciò che resta più complicato da chiarire è quanto successo dopo, ossia cosa avrebbe fatto il 41enne una volta nell’auto della polizia locale, macchina con cella di contenimento, dove l’uomo transgender – con qualche piccolo precedenti e più volte controllata – avrebbe iniziato a dare testate, a fingere un malore, quindi a riuscire ad aggredire e a scappare dagli agenti.

Una ricostruzione – quella fino alla fuga in zona Bocconi – contenuta nella relazione di servizio, ora sul tavolo della Procura di Milano.

Tre complessivamente le relazioni finora compilate, quella delle due pattuglie presenti in via Sarfatti, e quella del vigile intervenuto al Parco Trotter.
La parte finale dell’intervento degli uomini di Beppe Sala viene restituito da due video amatoriali – di due studenti universitari, secondo i primi accertamenti da approfondire – ma la Procura sta acquisendo anche le immagini delle telecamere presenti in strada.
Fotogrammi che insieme al racconto della vittima – ancora da rintracciare e ascoltare – potrà restituire altri dettagli a quanto messo nero su bianco dai quattro agenti, anche loro non ancora sentiti dalla Procura.

“Se alla Polizia Locale fosse stato fornito il taser, a quest’ora la trans sarebbe stata immobilizzata immediatamente e non sarebbe sorto alcun tipo di problema o inconveniente”, torna a sottolineare De Corato ricordando che di tutta questa vicenda, “di cui è stata divulgata solo la parte finale, l’unico a pagarne le conseguenze è stato il povero vigile in servizio, che ha ricevuto pure diversi sputi dalla trans“. L’ex sindaco continua:

“Stiamo parlando di agenti, pubblici ufficiali, formati e addestrati con diverse ore di corsi professionali e specifici”, ricorda l’ex-vicesindaco che si chiede perché il sindaco, prima di condannare incondizionatamente, “non interpella i dipendenti, i diretti interessati e il sindacato Sulpl“.

Il deputato di Fratelli d’Italia esorta il sindaco Sala a fare “come faceva il sottoscritto quando ricopriva la carica di vice sindaco della città (fino al 2011) che quando accadevano simili episodi, prima convocava tutte le parti direttamente interessate e poi, nel caso, prendeva provvedimenti ed emetteva ‘sentenze’!”.

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