Teatro San Carlo, Fuortes: «Non disponibile a fare il sovrintendente». Rinuncia o tatticismo?
Al momento non è dato capire se l‘indisponibilità di Carlo Fuortes a guidare il Real Teatro San Carlo di Napoli è totale oppure no. La nota dettata alle agenzie dall’ex-ad Rai, per quanto lunga e articolata, dice e non dice. Vero che dichiara che a suo avviso «non ci sono le condizioni per ricoprire il ruolo di sovrintendente». Ma è altrettanto vero che le «condizioni» cui Fuortes si riferisce riguardano soprattutto la “lettura” data dai giornali al suo ipotizzato subentro a Stéphane Lissner al vertice del Massimo napoletano. A preoccuparlo è che la nomina possa «apparire di parte», laddove, spiega, sarebbe «fondamentale avere una piena legittimazione sociale per svolgere nel migliore dei modi il ruolo, molto complesso, di sovrintendente».
Fuortes si è dimesso da ad della Rai
Ed è esattamente in questi due passaggi che la nota di Fuortes si carica di una certa dose di ambiguità, riportandoci al dubbio di cui prima: la sua indisponibilità è irrevocabile o trattabile? Più precisamente: nel caso il Consiglio di indirizzo della Fondazione San Carlo, tra i cui soci pubblici figurano tanto il Comune di Napoli (e quindi la Città Metropolitana) quanto la regione Campania, oltre – ovviamente – il ministero dei Beni Culturali, raggiungesse l’unanimità sul suo nome, accetterebbe o no l’incarico?
In realtà vuole una designazione unanime
Fuortes non ha mancato di sottolineare come per lui «sarebbe un piacere e un onore straordinario poter guidare il San Carlo di Napoli». Ci sono, però, alcuni “ma” che riportano al questione là dove l’abbiamo lasciata: l’intesa politica. Napoli ha un sindaco del Pd e un governatore dello stesso partito. È a loro che sembra rivolgersi Fuortes quando aggiunge che «il sovrintendente deve avere un sostegno largo e condiviso da parte di tutta la collettività, che è la vera proprietaria del teatro e alla quale bisogna rispondere». Parole che lasciano intravedere una chiusura tutt’altro che ermetica. Anzi, siamo al classico «vorrei tanto ma non posso». E neppure definitivo.