Tajani: mi ha chiamato la ministra degli Esteri francese, ma l’Italia pretende le scuse
“Un insulto gratuito e volgare ad un Paese amico, alleato. Ora la Francia deve scusarsi“. Lo dice al Corriere della Sera il ministro degli Esteri, aggiungendo che “la precisazione dei francesi è stata insufficiente, non ci sono le scuse, il ministro dell’Interno ha detto delle cose incredibili, contro la Meloni, contro il governo, persino contro l’Italia e gli italiani, andate a risentirlo, è davvero inaudito”.
Il vicepremier che appare molto irritato non si spiega l’attacco del ministro francese Gérald Darmanin, che ha detto che la premier italiana Giorgia Meloni non è in grado di risolvere i problemi migratori dell’Italia. “Ha detto che siamo un governo di estrema destra, ha paragonato la Meloni alla Le Pen, tutto a freddo. Io dovevo andare a Parigi, per un vertice preparato da settimane, che si sarebbe concluso con una conferenza stampa congiunta con la ministra degli Esteri Catherine Colonna” un insulto gratuito e volgare ad un Paese amico, alleato, i cui vertici istituzionali sono in perfetta sintonia, per giunta nel primo anno di applicazione del Trattato del Quirinale. Vorrei vedere se Piantedosi avesse detto delle cose simili sulla Francia e sul suo governo, cosa sarebbe successo”.
“Mi ha chiamato due volte Catherine Colonna, per dirmi che era dispiaciuta, è stata molto cordiale”, aggiunge Tajani. Di sicuro il resto dell’esecutivo di Macron non la pensa come Darmanin. Il comunicato non è sufficiente perché non ci sono le scuse, ma da parte francese si nota comunque sia il dispiacere che l’imbarazzo su quanto accaduto. Questo attacco lascia esterrefatti, è un fulmine a ciel sereno, una raffica di insulti gratuita. È chiaro che nel governo francese non la pensano tutti come il loro ministro dell’Interno, è chiaro che ci è arrivato il loro dispiacere e anche il disappunto, ma occorre una smentita e condanna. Non c’è mai stato, né mai accadrà, che un italiano o un membro del governo italiano si rivolga in questo modo e con tanta aggressività verso un altro governo di un Paese alleato, o addirittura verso i suoi vertici istituzionali”.