Salone del Libro: che peccato che Lagioia abbia terminato il suo mandato. La provocazione

24 Mag 2023 19:04 - di Carmelo Briguglio
Salone Libro Lagioia

Ora che questo fichissimo Salone del Libro si é chiuso, posso dire la mia ? Non cadete a terra: sono entusiasta del veto al ministro Eugenia Roccella di presentare il libro suo. Un gesto di estetica rupture. Ineguagliabile. Rivoluzionario. Quanto il nero versato da quegli altri nella Fontana di Trevi. Un’espressione di cancel culture, stavolta preventiva. O se preferite: un frizzante “saloon” western, con tanto di pianista – lui, il direttore Lagioia – e i “pistoleros”: hanno reso vivo l’obitorio che sarebbe stato. Marinettiani incompresi; da voi, perché io li ammiro.

Salone del Libro: i ministri non devono parlare

Vado al punto: perché volevate la Ministra propinasse la sua minestra ? E che, i ministri hanno diritto di parlare ? In questa nostra vulgare epoca le “elites” politiche e istituzionali mute devono stare. Per loro della Casta, la Costituzione va sospesa: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (articolo 21). “Tutti”, con l’eccezione che vi ho detto. Con i privilegi infiniti che si tengono stretti, i membri del governo pure questo devono avere ? “Esiste una ovvia asimmetria tra chi governa e i semplici cittadini. Un’asimmetria di potere e opportunità di esporre il proprio pensiero. Loro hanno tutto lo spazio mediatico che vogliono, hanno il potere legislativo, hanno spazi in ogni evento rilevante di questo paese”: é la teoresi degli sgridatori; perfetta, cribio.

Poi, un libro al Salone del libro? Giusto lì la Roccella doveva presentare il libro ? Come perché ? Perché il Salone del libro non é la fiera dei libri governativi. Scherziam ? No e no. I ministri – non mi parlate poi di questi ministri – non devono scrivere; non devono parlare. Devono solo ascoltare. E imparare. Che devono dire? Sappiamo ciò che pensano. Superfluo ci dicano. Esibizionisti. Autoritari. Gaffeur. E allora: cos’è questa piaggeria di fare arrivare la Roccella fin lì? Ancora inchini ? Cortigiani, non capite ? Non averla fatta parlare, é democrazia.

Il direttore Lagioia contro il governo Meloni: virata autoritaria

E il direttore del Salone, che ha tutelato questo “diritto politico”, é da elogiare. Peccato abbia finito il mandato con voi urlanti dietro, “destriciattoli” buzzurri. Io l’avrei prorogato il Lagioia. Assolutamente. Anzi, lo avrei promosso. Il suo pensiero mi esalta. Quanto quel “via i fascisti dal Salone” dei “protestanti”. “Può avere una virata autoritaria, che non vuol dire fascismo ma un’altra cosa: restrizione della libertà, dei diritti”, dice lui della signora Meloni e soci. Magnifico dazebao resiliente al Potere. Intanto la restrizione ve la siete beccata voi. Ve l’ho detto: guerra preventiva. Come quella degli americani. Sparare il primo colpo. Legittimo. Ma intendiamoci: io condivido. In toto.

Il libro della Roccella: no all’airbag dei diritti senza doveri

É “fascismo degli antifascisti”, dice la Ministra; emula Maestro Pannella, disseminato nel suo album di famiglia, spacciato per libro: ”I Pannella per me erano una seconda famiglia”, scrive. E, invece, per me il direttore ha fatto ciò che andava fatto. E se volete proprio saperlo, io il Nicola lo metterei in cattedra; politica. Lo farei ministro della Cultura. All’istante. Al posto di quella fastidiosissima e saccentissima mosca cocchiera di Sangiuliano, che svolazzava per il Salone come un direttore del direttore: chi si crede ? Bottai redivivo ? Ché cita i suoi 15 mila volumi ? Saranno tutti di controrivoluzionari, immagino. Guardate che quella roba lì, scritta da Eugenia Maria, l’ho letta, sapete ? Tutta. Mi sono inflitto questo cilicio: é un biscottino radicale inzuppato in “Les soirées de Saint-Pétersbourg, ou Entretiens sur le gouvernement temporel de la Providence” del conte bigotto e teocratico. Che visse e morì a Torino, bécio.

Se lo legga l’autrice da sé medesima, il suo libro: lei e la sua famiglia radicale, la ministra della Famiglia. Eugenia De Maistre (cavolo, suona bene): che pretesa, la sua. Una visione orrenda, da destra estrema: “La consapevolezza dei doveri verso gli altri – ha l’impudenza di scrivere – arranca dietro all’ideologia dei diritti, che in poco tempo si sono gonfiati come un airbag malfunzionante che invece di salvarci la vita, ci opprime fino a impedirci di respirare”. E che si aspettava ? Per fortuna c’erano loro, le guardie di Non una di meno e Extintion rebel: bravissime , bravissimi. Poi quel “Rebel”: avete capito, no ? Ma come, manco a voi della destra colta si é accesa la lampadina ?

Torino ieri e oggi: intolleranti come Bobbio con Cattabiani

Sono jungeriani puri. Hanno tutti letto il Trattato del passaggio al bosco; sì certo, il testo originale: macché casa editrice, pure a quella hanno dato posto al Salone-Saloon: indecente. Loro sì che sono ispirati da Ernst e voi non avete capito un tubo. Come al solito. Rileggetevelo e ditemi se il vostro Junger non profetizzava il loro arrivo:” «Il Ribelle è il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da
qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice”. E così hanno fatto i Rebel; hanno fatto ciò che dovevate fare voi; io avrei voluto: lo confesso.

Ma sapete com’è, l’età avanza. E meno male per la Ministra-scrittrice che Bobbio, il Papa laico, é andato da tempo, sennò le avrebbe dato ciò che merita; io so cosa avrebbe fatto: roteato il libraccio per aria, lo avrebbe scaraventato per terra. Come fece con Alfredo Cattabiani che lo sfidò con una tesi universitaria su Joseph De Maistre: sì, il vero, l’insopportabile nobilastro savoiardo. A Torino, allora; a Torino ora: grande capitale dell’azionismo; loro “azionano” ancora; così. Ecco. Capite ora? E quell’altra onorevole Montaruli che parla; ma che parla ? Chi si crede ? I parlamentari non devono parlare. E lei meno di altri. Ha fatto bene il direttore a inveire contro la sua impurezza etica.

Fermare l’egemonia e l’immaginario della destra

Dicevo…la destra, vuole occupare gli spazi, vuole mettere i suoi al posto dei vigenti: un’ingiustizia. Hanno vinto ? Ha deciso il popolo ? Perché ora conta il popolo ? E da quando ? Ancora, con la Costituzione più bella ? Che, ci credete a quella roba lì: “la sovranità appartiene…” et cetera ? Fanno bene alcuni progressivi a chiedere l’abolizione del suffragio universale. E così finisce questa storia della destra che vince. E pure questa egemonia che vogliono prendersi: amen.
Ora hanno imparato sta grammatica gramsciana e i connessi; Lanna va oltre, con la fissa dell’immaginario; Genny che esalta la Torino di Gobetti, dimentica giusto Norberto; intollerante filosofo della tolleranza: verticalità della coerenza, appena macchiata da quell’altra canaglia di Buttafuoco che gli strappò la confessione sulla supplica al Duce che sapete; si approfittò del Vecchio, il mascalzone. E quell’altro ragazzotto sedicente editore, il Giubilei Regnani; ma come fa uno ad avere due cognomi così: mezzo papalino e mezzo monarchico; nomen, omen: mai così vero; il massimo dell’oscurantismo. E infatti non si é smentito: ha fatto il telecronista conservator-populista della giusta contestazione alla Reproba. Hanno pure fatto inaugurare il Salone a Ignazio La Russa che in habitus da Seconda Carica é andato pure a celebrare Manzoni; lui al massimo può Capuana, Verga, De Roberto; Milano transeat, Torino no. Ma che vogliono rifare sti fasci, “libro e moschetto” ? Gli tirano addosso il libro e il moschetto lo usano. Contro di loro. Visto ?

L’intolleranza produce eterogenesi dei fini

Mi spiace solo che il libro della ministra ora si venderà di più, con tutta la solfa che contiene, inclusa la lezioncina su Tonnïes e preferenze comunitariste, anche un po’ rautiane, in favore “della gemeinschaft (la comunità, gruppo organico fatto di va serendivisi e basato sulle interazioni personali di valori condivisi e basato sulle interazioni personali) contro la gesellschaft (la società, in cui i ruoli sono codificati e le interazioni di tipo contrattuale)”. Mi spiace che la destra abbia tanto materiale egemonico “a gratis”. Mi spiace tutto questa involontaria eterogenesi dei fini. Mi spiace che il partente direttore dia armi a voi biechi, più della Nato a Zelensky. Mi spiace. Davvero. Tanto tanto. Ma non finisce qui. Aspettate e vedrete. Eccome, vedrete.

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