Ponte Morandi, ammissione choc di Mion: “Sapevo del rischio crollo dal 2010, ma non feci nulla”

22 Mag 2023 20:06 - di Angelica Orlandi
Ponte Morandi Mion

Ammissione choc al processo per la tragedia del Ponte Morandi a Genova. L’ex ad. della holding dei Benetton Edizione, Gianni Mion, sostiene  di aver saputo nel 2010 che c’era il rischio crollo. Aveva già parlato in questi termini durante le indagini. Ma le parole dell’ex ad di Edizione, per lustri braccio destro dei Benetton, ripetute lunedì in aula hanno avuto un eguale effetto deflagrante.  “I tecnici Aspi ci dissero che c’era un difetto originario sul Morandi, il direttore generale rispose che avrebbe autocertificato lo stato di salute. Non feci nulla, è il mio grande rammarico”. Sgomento e rabbia.

Processo per il Mion: “Emerse che il ponte Morandi aveva un difetto”

“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo- riporta l’Ansa– . Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico“, ripete Gianni Mion ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il crollo del Ponte Morandi. Mion lo ha detto riferendosi ad una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo. Alla riunione parteciparono l’Ad di Aspi, Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia; e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea.

Ponte Morandi, l’ex braccio destro dei Benetton conosceva i rischi dal 2010

«Ci fu quella riunione dove venne evidenziato il problema di progettazione. Ma nessuno pensava che crollasse», ha spiegato poi Mion dopo la sua testimonianza in aula. Lo riporta Milanofinanza.it. Concetto ribadito anche nel corso del controesame di diversi avvocati. «Che la stabilità dell’opera venisse autocertificata – ha detto il manager – per me era una c…, una stupidaggine e mi aveva fatto impressione. Dopo quella riunione avrei dovuto fare casino, ma non l’ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro». «A quella riunione – ha proseguito Mion – c’era anche Gilberto Benetton, sapeva anche lui che c’era quel problema. Ma anche lui si è fidato di questa autocertificazione. È andata così, nessuno ha fatto nulla e provo dispiacere. Quante cose non abbiamo fatto da stupidi che cercheresti di non fare».

Sgomento al  Comitato vittime: «Come ha fatto Mion a rimanere zitto?»

Sconcertante, inaccettabile. «Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa. E come certe persone possano dormire sonni tranquilli». Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime del ponte Morandi, commenta così le parole di Gianni Mion che  in aula ha ammesso di essere stato a conoscenza del rischio crollo del ponte sin dal 2010. «Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi».

 

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