“In vigile attesa di vedervi in galera”: rabbia contro Conte e Speranza davanti al tribunale di Brescia

10 Mag 2023 17:16 - di Federica Argento
Conte Speranza Brescia

“Conte e Speranza, avete mentito sapendo di mentire”. Un’accoglienza rabbiosa a Brescia per l’ex premier e l’ex ministro della Salute. La pioggia battente non  ha fermato un gruppo di rappresentanti delle famiglie che non hanno dimenticato la mala gestione dell’ emergenza Covid. Li hanno attesi con slogan, manifesti, palloncini, cartelloni, foto di familiari morti.  “Le vittime delle mancate cure ed effetti avversi, strage di stato. Pretendiamo giustizia”. Infine il più esplicito: “In vigile attesa di vedervi in galera”. E’ il Giornale a informare del clima  di rabbia che anima il presidio che da questa mattina presto si sta svolgendo davanti al tribunale di Brescia.

Covid, l’interrogatorio di Conte e Speranza a Brescia: presidio di protesta

Sono iniziati da poco gli interrogatori di Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Il leader del M5S con il suo avvocato, Caterina Malavenda, e l ‘ex ministro sono entrati da un ingresso secondario, a bordo di auto con vetri oscurati. Il professor Calvi, prima di dirigersi verso l’aula, oltre ad assicurare che Speranza “risponderà a tutte le domande”, ha detto che depositerà una memoria difensiva. L’interrogatorio si svolge davanti al tribunale dei Ministri: tre giudici civili estratti a sorte, che dovranno decidere se archiviare l’inchiesta o se mandarla avanti trasmettendo gli atti al procuratore. Il quale in ogni caso procederà solo dopo l’ok della camera di appartenenza. I due non hanno voluto incrociare i giornalisti, che erano riuniti davanti all’aula.

Rabbia al presidio. Conte e Speranza driblano i cronisti

Al presidio mugugnano: “Conte è bravo a farsi il giro dell’Italia tra i suoi sostenitori del Movimento cinque stelle, venisse qui da noi”. Il presidio poi si è sciolto. Anche Speranza ha driblato i cronisti. Ma all’entrata principaleil suo avvocato, Guido Calvi, ha detto. “Risponderemo alle domande dei giudici, è sereno – ha ribadito – e non potrebbe essere diversamente”. Conte e Speranza dovranno rispondere della gestione pandemica nella prima ondata Covid 2020: con accuse anche di epidemia colposa, omicidio colposo, abuso e rifiuto d’atti d’ufficio,;falso ideologico e materiale, lesioni. Capi d’imputazione che condividono a vario titolo con il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana; l’allora assessore alla Sanità, Giulio Gallera, i membri del Comitato tecnico scientifico (Cts), gli ex vertici di protezione civile e sanità italiana, lombarda e bergamasca. Conte risponde in particolare della mancata istituzione della zona rossa nei due comuni di Alzano e Nembro. Ora il Tribunale dei Ministri dovrà innanzitutto dichiarare la propria competenza a giudicare tutti; oppure ri-trasferire nuovamente gli atti a Bergamo per la richiesta di rinvio a giudizio e udienze preliminari. Sara dunque solo il primo atto per scoprire se le indagini, durate tre anni  su quello che è accaduto fra febbraio e marzo 2020 è davvero un lungo elenco di omissioni, sottovalutazioni; falsità incrociate e ritardi che comportano responsabilità penali; e che – se evitati – avrebbero salvato la vita a 4.148 persone nella provincia di Bergamo. Come emerso dalla relazione del superconsulente della Procura, il virologo e oggi senatore del Pd, Andrea Crisanti.

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