Guai a sinistra: a processo Bianchi di Castelbianco per gli appalti Miur svelati da Giovanna Boda

30 Mag 2023 18:25 - di Paolo Lami
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Arriverà alla prova del dibattimento il prossimo 27 settembre, davanti all’Ottava sezione penale della Capitale, il caso degli appalti Miur e delle relative tangenti che sarebbero state pagate dall’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco per ottenere notizie privilegiate dall’ex-capo del Dipartimento per le Risorse umane del ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda.

Il gup di Roma ha rinviato a giudizio Bianchi di Castelbianco e altre 8 persone nel procedimento relativo agli appalti Miur su cui ha, a lungo, indagato la Procura di Roma con un’inchiesta coordinata dal pm Carlo Villani e condotta dalle Fiamme Gialle relativa a diversi episodi corruttivi.

Nell’ambito del procedimento, l’ex-capo Dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda, ha chiesto il rito abbreviato con altre tre persone e la loro posizione sarà discussa il prossimo 31 ottobre.

Una vicenda delicata per tutte le implicazioni che si trascina dietro, compreso un tentato suicidio che ha fatto scalpore. I nomi coinvolti sono tutti di peso. E dalle intercettazioni è spuntato, inevitabilmente, il solito circo Barnum del Centrosinistra.

Quarantanove anni, una laurea in psicologia dello sviluppo, Giovanna Boda – già collaboratrice di Maria Elena Boschi,  – figlia dell’ex-sindaco di Casale Monferrato Titti Palazzetti, sostenuta dal Pd, è la moglie del magistrato Francesco Testa, procuratore capo di Chieti.
Il 15 aprile di due anni fa, dopo una perquisizione della guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Miur, la Boda si è recata nello studio legale romano della penalista Paola Severino, ex-ministro della Giustizia nel governo Monti e uno dei più importanti avvocati italiani, in piazza della Libertà 20 nel quartiere Prati. E salita al secondo piano del palazzo si è gettata di sotto riportando fratture multiple, ma è fortunatamente sopravvissuta.

Quanto a Federico Bianchi di Castelbianco, l’imprenditore, psicoterapeuta piuttosto noto, è l’ex-editore, attraverso la società Com.E., della Dire, l’agenzia di stampa fondata nell’88 dall’ex-segretario di Enrico Berlinguer, Antonio Tatò.
Finito agli arresti nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma, Bianchi di Castelbianco è amministratore di 3 società e di una fondazione, che si occupano di Comunicazione e formazione e che, nel periodo 2018-2021, avrebbero ricevuto affidamenti da parte di Istituti scolastici per circa 23 milioni di euro.

All’udienza preliminare di oggi il gup ha ammesso anche la costituzione di parte civile di Miur e Presidenza del Consiglio nei confronti delle persone fisiche e ha accolto anche la richiesta avanzata dai giornalisti dell’agenzia stampa Dire.
Sei persone coinvolte nell’indagine vanno, invece, verso il patteggiamento con pene che vanno dai quattro mesi ai due anni.
Le contestazioni per l’ex-capo dipartimento del ministero dell’Istruzione per le risorse umane e per l’imprenditore sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzioni, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.

Secondo l’accusa, Boda – il suo nome è spuntato anche dalle chat di Palamara – incaricata della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, riceveva “indebitamente“ “la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di oltre 3,2 milioni di euro per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio” da Bianchi Di Castelbianco.

Nell’atto di accusa i pm contestano a Boda anche di aver rivelato a Bianchi di Castelbianco “notizie d’ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete. In particolare, anticipava via e-mail” all’imprenditore “prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole a valere sulla Legge n. 440/1997, demandando anche allo stesso imprenditore la decisione finale su tale suddivisione”.

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