Fango di “Repubblica” sulla madre di Meloni. Rampelli: “Provo imbarazzo per quello che fanno”

16 Mag 2023 15:38 - di Viola Longo
madre meloni

A tre giorni dall’inizio dell’inchiesta a puntate di Repubblica sulla madre di Giorgia Meloni, Anna Paratore, si stenta ancora a capirne il senso, se non quello indicato dalla stessa premier quando le è stato chiesto di commentare: «Mettere un po’ di fango nel ventilatore e accenderlo. Sperando che, comunque vada, un po’ di fango rimanga attaccato». Una situazione che oggi porta il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, a parlare dell’«imbarazzo» provato come «lettore» e a mandare un «abbraccio affettuoso» alla signora Paratore.

Rampelli: «Provo profondo imbarazzo per lo scadimento di certo lavoro giornalistico»

«Provo profondo imbarazzo per lo scadimento di certo lavoro giornalistico che i redattori di Repubblica sono costretti a fare pur di seguire il fumus persecutionis del loro editore, assecondato dal suo direttore», ha spiegato Rampelli, ricordando che «in questi giorni abbiamo letto le puntate sulla madre del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, facendo ogni sforzo per capire quale fosse la notizia – non tanto in qualità di parlamentare di Fdi, quindi inevitabilmente di parte – ma in quanto lettore».

«Ecco come sono i comunisti…»

«Proprio non ho capito di quali “reati” si sarebbe macchiata Anna (ma cosa c’entrerebbe la figlia?) e perché notizie della sua vita privata debbano essere pubblicate in prima pagina con tale rilevanza. Singolare poi – ha sottolineato il vicepresidente della Camera – quasi un’excusatio non petita, la motivazione con cui hanno deciso di pubblicare: pur ammettendo di non aver trovato alcun reato rivendicano trasparenza su vicende che Giorgia Meloni avrebbe, a loro dire, nascosto nella sua autobiografia». «Ecco, i comunisti sono così: vogliono decidere loro anche quello che devi scrivere nella tua autobiografia. Eppoi i fascisti saremmo noi… In ogni caso, un abbraccio affettuoso ad Anna, la cui vita di forza, coraggio e passione – ha concluso Rampelli – ha forgiato entrambe le sue figlie».

Cosa c’è nell’inchiesta di “Repubblica” (e del “Domani”) sulla madre di Meloni

Al centro dell’inchiesta di Repubblica, partita domenica nel giorno della Festa della mamma e anticipata da un servizio fotocopia sul Domani, ci sono delle piccole partecipazioni che Paratore avrebbe avuto in alcune società decenni orsono. Nulla, come rilevato da Rampelli e dagli stessi estensori dell’inchiesta, che possa configurare illecito. Eppure le vicende vengono presentate a tinte fosche, con una narrazione che parla di «soci misteriosi», «scatole cinesi», «paradisi fiscali». Il tutto finalizzato a costruire l’idea che il premier abbia una storia ben diversa da quella che conosciamo, a partire dai rapporti col padre, del quale la stessa Repubblica in campagna elettorale si prese la briga di farci sapere che «fu condannato per narcotraffico» e ora ci spinge a immaginare, invece, come un uomo dallo spirito libero finito in quei guai per droga suo malgrado e manipolato, quasi irretito, dalla moglie che abbandonò con due figlie piccole.

Il premier: «Fango nel ventilatore»

Meloni ha risposto in un’intervista al Domani sugli aspetti familiari che lei, secondo l’accusa, avrebbe omesso. Ma a sua volta ha voluto porre delle domande. «Ora che ho risposto alle vostre domande, con la tranquillità di chi non ha nulla di cui vergognarsi, consentite a me di fare una domanda. In questa inchiesta, che immagino sia costata a voi e ad altri mesi di lavoro, impiego di risorse e personale, avete ravvisato degli illeciti, in questi fatti di vent’anni fa?», ha chiesto Meloni. «Vi è una notizia da offrire ai lettori, qualcosa che il Presidente del Consiglio avrebbe fatto di illegale? Vi è qualcosa per cui valga la pena mettere la vita personale della mia mamma in piazza, riaprire vecchie ferite, gettare ombre su persone oneste che non sono personaggi pubblici e non vi hanno fatto nulla di male? Qualcosa di sbagliato, come, che so, chiedere prestiti per centinaia di milioni di euro che poi – ha proseguito – sono diventati incagli di una banca che lo Stato ha dovuto salvare con i soldi dei cittadini?».

«Fatevene una ragione, mi vedrete sempre camminare a testa alta»

«Perché se gli illeciti non ci fossero, come io sono certa che sia, allora – ha aggiunto il premier – quale è l’obiettivo di questo presunto scoop? Ve lo dico io. Mettere un po’ di fango nel ventilatore e accenderlo. Sperando che, comunque vada, un po’ di fango rimanga attaccato. Colpire tutte le persone che mi sono vicine, che mi vogliono bene, a una a una, giorno dopo giorno. E farmi perdere la calma, la lucidità, nella speranza che faccia qualche passo falso». «Ma non accadrà, perché – ha sottolineato il presidente del Consiglio – io so esattamente chi sono. Sono una persona onesta e libera, e mi sono convinta che sia proprio questo a farvi impazzire. Perché significa che nella vita si può fare qualcosa di grande senza doversi comportare in modo squallido o compiacere persone meschine. Qualcosa che altri, evidentemente – ha concluso il premier – non possono rivendicare con la stessa forza. Fatevene una ragione, mi vedrete camminare sempre a testa alta».

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