E’ morto Helmut Berger, l’angelo maledetto di Visconti che non tornò più a volare dopo la morte del regista
Addio a Helmut Berger, seducente bellezza fisica, attore feticcio e compagno di vita di Luchino Visconti, che per il grande regista fu un “angelo maledetto”, interpretando personaggi crudeli, corrotti, segnati dall’ambiguità psicologica e sessuale. L’attore austriaco è morto la notte scorsa, improvvisamente, all’età di 78 anni a Salisburgo, città dove era nato, con il nome di Helmut Steinberger, il 29 maggio 1944.
Il punto di svolta per la vita privata e professionale di Berger avvenne nel 1964, durante le riprese del film “Vaghe stelle dell’Orsa”, con l’incontrò con Visconti: tra i due iniziò una relazione affettiva che avrà termine solo con la morte del regista nel 1976, e che qualche modo segnò anche la parabola discendente dell’affascinante attore, da allora noto alle cronache anche per la sua vita sregolata, segnata dall’alcolismo, dagli stupefacenti e dalla depressione.
Berger aveva raggiunto il successo con “La caduta degli dei” (1969) di Visconti, nel ruolo del luciferino Martin von Essenbeck, ottenendo una nomination al Golden Globe. E toccò il vertice della popolarità, proprio nel cinema di Visconti, con “Ludwig” (1972), dove fu il sofferto e sensibile re di Baviera Ludwig II, simbolo dell’estetismo tardoromantico (ottenne un David di Donatello speciale per quell’interpretazione), e successivamente con “Gruppo di famiglia in un interno” (1974), interpretando il giovane cinico e strafottente Alex.
Dopo la scomparsa di Visconti nel 1976, Berger entrò in un periodo di forte depressione (dichiarò in un’intervista di essere diventato “vedovo a soli 32 anni”) che, unita agli eccessi di una vita sregolata, lo costrinse a più di una sosta forzata, la prima nel 1977, quando rischiò la morte per eccesso di stupefacenti. Le offerte da parte del cinema scarseggiarono e Berger diresse la sua attenzione anche alla tv. Tuttavia in seguito non gli mancarono le occasioni per tentare un rilancio. Nel 1990 Francis Ford Coppola lo scritturò per “Il Padrino III”, affidandogli il ruolo di Frederick Keinszig, un ricco e potente banchiere svizzero, ma fu un’importante collaborazione musicale a riportare Berger alla notorietà nel 1992: lavorò infatti con Madonna nel controverso video musicale di “Erotica”. Nel 1993 ritrovò dopo molti anni un ruolo da protagonista nel film tedesco “Ludwig 1881”, interpretando ancora il personaggio di Ludovico II di Baviera.
Dopo piccoli e sporadici ruoli, Helmut Berger nel 2013 tornò al cinema con il film “Il violinista del diavolo” di Bernard Rose, mentre nel 2014 apparve nel cast del film “Saint Laurent“, del regista Bertrand Bonello, in cui ha impersonato il grande stilista nei suoi ultimi anni di vita.
Nel 2015 aveva fatto discutere alla Mostra del Cinema di Venezia il documentario “Helmut Berger, Actor” di Andreas Horvath che lo riprendeva nella sua casa malmessa alla periferia di Salisburgo, tra farmaci e bottiglie di vodka vuote, in uno stato spesso di alterazione tra urla rabbiose e varie oscenità.