Allarme Confesercenti: emorragia dei negozi di vicinanza, in 3 anni spariti 52mila esercizi
I negozi, le botteghe di quartiere, continuano progressivamente a diminuire, a vantaggio della grande distribuzione. Una lenta emorragia fotografata da uno studio di Confesercenti. L’allarme è tutto nei numeri: in confronto al 2019, a fine 2023 si conteranno oltre 52mila imprese del commercio in meno. Per un calo complessivo del -7%.
Confesercenti: dal 2019 spariti 52mila negozi
Dopo la chiusura forzata imposta dalla pandemia la ripresa è stata danneggiata dagli effetti di inflazione e caro-energia. Che hanno eroso la capacità di spesa delle famiglie. Negli ultimi due anni, il potere d’acquisto degli italiani è infatti calato di 14,7 miliardi di euro. Oltre 540 euro in meno per nucleo familiare. Un vero e proprio crollo, che pesa sul tessuto dei negozi di vicinato più della concorrenza dell’online. È quanto emerge da “Il Commercio oggi e domani”, lo studio sul futuro della distribuzione commerciale condotto da Confesercenti e Ipsos. Che è stato presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Adolfo Urso.
Chiusure forzate e calo del potere d’acquisto
Da un’indagine intergenerazionale su mille consumatori di tutte le età emerge un quadro più favorevole per commercio al dettaglio tradizionale di quanto si possa pensare. La crisi del comparto è forte. Nel dettaglio a diminuire rispetto al 2019, in numeri assoluti, sono soprattutto i negozi di moda (-8.553 unità). Anche se le riduzioni percentuali più alti si registrano dai gGiornali e articoli di cartoleria (-13,5%, per 3.963 imprese in meno). In forte contrazione anche le imprese attive nella vendita di pane e torte, (-6,1%,) e di carni (-5,7%, -1.663 imprese). Più contenuta la perdita per le librerie (-2%, o -112 imprese).
Al primo posto i negozi di moda, edicole e cartolerie
Non tutti i comparti merceologici, però, vanno male. È il caso delle imprese specializzate nella vendita di frutta e verdura, Che, rispetto all’ultimo anno prima della pandemia, crescono del 2%, per un totale di 432 imprese in più. Bene anche i negozi specializzati in pesci, crostacei e molluschi (+107 attività). E quelli della distribuzione bevande, che aumentano di 291 attività sul 2019.
Sparisce una media di due negozi l’ora
Più che le chiusure di negozi, il problema è la mancanza di nuove aperture. Una dinamica evidente dai dati sulla natalità e mortalità delle imprese. Nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca. E che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20mila unità. Per una media di oltre due negozi spariti ogni ora. E nel 2023 la situazione non migliora: nei primi tre mesi dell’anno le nuove aperture sono ancora il 18% inferiori a quelle registrate nello stesso periodo del 2019.